Coronavirus: Brasile, 9.146 morti e 135.106 contagi

Sono 9.146 i morti per patologie riconducibili al contagio da nuovo coronavirus in Brasile, 610 in piu’ rispetto al numero di decessi registrati nelle ultime 24 ore. Il numero complessivo di contagi, sommando i dati forniti dai dipartimenti della Salute degli stati, e’ salito ad almeno 135.106 casi, 9.888 in piu’ rispetto a quelli registrati 24 ore prima. Il tasso di letalita’ della Covid-19 (rapporto tra il numero di ammalati e il numero di morti) e’ pari al 6,9 per cento. La maggior parte dei decessi, 3.206, sono stati registrati nello stato di San Paolo dove il numero di casi e’ salito a 39.938. Secondo stato, con 1.394 morti, quello di Rio de Janeiro, dove il numero di casi confermati e’ di 14.156, seguito da Ceara’ con 903 morti e 13.888 casi confermati, Pernambuco, con 845 decessi e 10.824 casi confermati, e Amazzonia con 806 morti e 10.099 casi confermati. L’ultimo bilancio dell’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) segnalava ieri che il Brasile, con 610 decessi, ha fatto registrare il 9,17 per cento delle morti per Covid-19 avvenute in tutto il mondo nelle ultime 24 ore, 6.539.cifra pari al 9,17 del totale delle vittime. Nello stesso intervallo di tempo, il paese amazzonico ha inoltre fatto contare l’8,3 per cento dei contagi.

Il Brasile e’ stato il primo paese dell’America latina a registrare un caso di contagio e in termini assoluti e’ quello con i numeri piu’ alti in quanto a persone infette e decedute nella regione. Il presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, che ha piu’ volte denunciato “esagerazioni” da parte della stampa, difende la necessita’ di combinare la lotta all’emergenza sanitaria con la difesa dell’occupazione, evitando al paese la serrata totale praticata da diversi amministratori locali. Dalle prime avvisaglie del contagio, aveva spiegato il capo dello Stato in un messaggio alla nazione, le istituzioni hanno iniziato a lavorare all’emergenza, ma anche – “contro tutto e tutti” – a “contenere il panico” alimentato dai media e lavorando “alla strategia per salvare vite ed evitare la disoccupazione di massa”. Dall’inizio della crisi, Bolsonaro non ha mancato di farsi vedere in pubblico, circondato dai suoi sostenitori, con una linea che ha portato alle dimissioni del ministro della Salute, Luis Henrique Mandetta e a un continuo confronto con istituzioni e le amministrazioni locali.

Bolsonaro ha a piu’ riprese aggiornato la lista di attivita’ considerate essenziali e che quindi non saranno sottoposte a chiusura in caso di misure di isolamento o quarantena, disegnando una strategia che deve pero’ fare i conti con le politiche messe in campo dai governatori degli stati. A questi ultimi, la Corte suprema (Supremo tribunal federal, Stf) ha riconosciuto il 15 aprile il potere di stabilire nei loro territori politiche sanitarie diverse da quelle federali, comprese le questioni di quarantena e la classificazione dei servizi essenziali. Su questo scenario si muove il nuovo ministro della Sanita’, Nelson Teich secondo cui, “allo stato dei fatti” non e’ possibile iniziare ad allentare le misure di isolamento sociale di fronte a una curva della decessi causati dalla Covid-19 in “chiara ascesa”. A fine aprile il ministro aveva affermato di avere gia’ pronto l’annunciato piano di allentamento delle misure, voluto dal presidente Bolsonaro, e costituito da nuove linee guida per stati e municipi ma che tuttavia non e’ ancora certo di volerlo divulgare poiche’ si teme che le nuove regole possano servire da base per l’allentamento prematuro delle misure di distanziamento sociale. Il ministro e’ tornato sull’argomento nelle ultime ore affermando di non essere “contrario o favorevole” all’adozione di blocchi totali (lockdown) ma ha ammesso che la misura potrebbe essere necessaria in alcune situazioni.

Ad oggi sono dunque numerose e differenti le misure adottate dal governo federale, dai 27 stati e dai 5.570 municipi brasiliani per fare fronte all’emergenza sanitaria. Su tutto il territorio nazionale vige la raccomandazione di isolamento e quarantena per i pazienti contagiati o in attesa di verifica del contagio, emessa il 3 marzo dal ministero della Salute. Valide per tutti, inoltre, le raccomandazioni ad adottare le note misure igieniche di base. Ai cittadini inclusi nelle fasce di rischio (anziani, immunodepressi, pazienti affetti da malattie croniche) il ministero raccomanda di rimanere in casa ed evitare il contatto con le persone. A questi limiti si aggiungono quelli disposti a vario titolo quasi da tutti i 27 stati della federazione. Nella gran parte del territorio sono in vigore misure di “distanziamento sociale”, con la chiusura obbligatoria di tutte le attivita’, esercizi commerciali e servizi considerati non essenziali. Nello stato di San Paolo, le restrizioni sono state estese fino al 10 maggio. Dal giorno dopo, ha annunciato il governatore Joao Doria, si procedera’ alla graduale riapertura delle attivita’ economiche da effettuare in piu’ fasi, attraverso la concessione di autorizzazioni specifiche per ciascuna regione dello stato.

Non mancano pero’ le eccezioni. Lo scorso 27 marzo i governatori degli stati di Mato Grosso, Rondonia hanno disposto la riapertura parziale di alcune attivita’ economiche e la ripresa del trasporto pubblico sul territorio, mantenendo alcune misure di distanziamento e la sola raccomandazione di isolamento domiciliare per gli anziani e i cittadini in fascia di rischio. Il 22 aprile, nello stato di Santa Catarina sono state riaperte tutte le attivita’ commerciali senza restrizioni. Il governatore dello stato brasiliano di Rio de Janeiro, Wilson Witzel, ha da parte sua decretato la riapertura di diverse attivita’ in venti municipi dello stato dove nelle settimane precedenti non si sono registrati casi di contagio del nuovo coronavirus. Rimangono vigenti le raccomandazioni del ministero della Salute di non creare assembramenti rispettando le distanze sociali. Ancora chiuse tutte le scuole, e confermata l’apertura dei servizi considerati essenziali. Oltre a bar e ristoranti, possono tornare a lavorare anche altri tipi di negozi, non con la vendita diretta, ma con consegne a domicilio. L’attuale regime, in vigore fino all’11 maggio, modificava il decreto di fine marzo con cui si disponeva il blocco totale delle attivita’ non essenziali fino al 30 aprile. Ci sono poi i casi dei sindaci di 14 municipi, localizzati negli stati di San Paolo, Parana’, Para’ e Sergipe, che hanno disposto misure piu’ stringenti, come il coprifuoco.

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