Coronavirus: Conte pronto a decreto liquidità

 

 

Il decreto liquidità, quello scuola, l’estensione del golden power annunciata da Riccardo Fraccaro. Le prossime ore porteranno queste tre novità nell’azione anti-virus del premier Giuseppe Conte. La strada, però, resta in salita. E se da un lato il governo sembra imboccare la via di un pur non facile dialogo con le opposizioni, lo spettro di nuove tensioni, anche nella maggioranza, si affaccia sull’ipotesi di una task force sulle riaperture.

Con, sullo sfondo, quell’Eurogruppo di martedì dove è tutt’altro scongiurata la possibilità che sul tavolo finisca l’utilizzo del Mes. E il M5S già fibrilla.

Nel governo è partita la corsa contro il tempo per arrivare al Cdm già stasera. Ma il dl liquidità non è pronto ed è possibile quindi che la riunione slitti a lunedì.

E’ su questo decreto che persistono ancora spigolature tecniche e politiche. Innanzitutto sull’entità della garanzia statale per i prestiti bancari alle aziende. Iv chiede una garanzia al 100%, trovando sulla stessa linea anche il M5S. Ma il titolare del Mef Roberto Gualtieri frena e in serata spiega: “la garanzia sarà al “100% per i prestiti fino a 800mila e aumenteremo al 90% per i prestiti fino al 25% del fatturato”.

La differenza è sensibile. Una garanzia al 90% non esonera le banche dalle procedure di verifica delle solvibilità tipiche dell’erogazione dei prestiti, rischiando di ritardare l’erogazione della liquidità.

Altro tema aperto è come garantire i prestiti. Il M5S spinge perché le garanzie arrivino attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Ma nel Mef si è fatta spazio l’idea di usare Sace, controllata Cdp che, a quel punto, verrebbe trasferita direttamente sotto l’egida di via XX settembre. Idea che, al Movimento, proprio non piace. Così come i Cinque Stelle guardano con un certo scetticismo all’istituzione di quella task force sulle aperture caldeggiata da giorni dal Pd. “Dovrà essere fatta da gente che sa costa sta accadendo, professionisti, imprenditori. Non serve l’Accademia”, avverte Vito Crimi. “Serve in tempi rapidi una cabina di regia con scienziati, amministratori, categorie. Bisogna coinvolgere tutti”, rilancia il capogruppo Dem Andrea Marcucci.

Conte, spiegano fonti di governo, ha dato piena disponibilità ad una condivisione delle scelte sulla ripresa. Ma, più che di cabina di regia in senso istituzionale, a Palazzo Chigi preferiscono parlare di “raccordo” con i principali attori coinvolti. E, a proposito di riaperture Vincenzo Spadafora annuncia: l’attività dei volontari del servizio civile riprenderà il 16 aprile. Nel frattempo con Regioni e opposizioni ci sono prove di dialogo.

“Sono arrivate risposte positive alle richieste fatte da tutto il sistema degli enti locali”, spiega il ministro Francesco Boccia al termine di una videoconferenza con governatori, Anci e Upi. Riunione nella quale le Regioni avanzano una richiesta: gestire direttamente le risorse del Fondo Nazionale Politiche sociali; 900 milioni per il 2019/2020.

Parallelamente avanza il dialogo tra governo e opposizioni. Un doppio incontro – il primo ieri, il secondo oggi pomeriggio, anche con Gualtieri – tra il ministro Federico D’Inca’ e i capigruppo di Fi, Lega e Fdi servirà a fare il punto sulle loro proposte: alcune potrebbero essere assorbite come emendamenti al Cura Italia, altre dirottate al dl liquidità e al decreto aprile. E il governo va incontro alle richieste delle opposizioni sul golden power: Fraccaro ne annuncia infatti l’estensione, anche per iniziative provenienti dall’Ue e impone la comunicazione anche per le Pmi. Intanto, nella maggioranza, si guarda sempre con preoccupazioneall’Europa: l’idea di un “Mes light” non convince Conte e spaventa il M5S. Ma potrebbe essere il “cavallo di Troia” per ottenere almeno per finalità specifiche, quei bond comunitari che restano la stella polare del governo.

Sulle misure del governo, da lui stesso sostenuto, Renzi è prudente. “Nelle prossime 72 ore noi ci giochiamo i prossimi tre anni, perché il decreto Liquidità che il ministro Gualtieri sta scrivendo, potrebbe dare a ciascuno una percentuale del reddito del 2019 come anticipo da restituire in 100 rate mensili senza interessi, dal 1 gennaio 2022, ed è la misura chiave. È una misura per la piccola e media impresa. È un grande patto di fiducia tra lo Stato e le persone, è chiaro che questo approccio debba poggiare sulla legalità”.
Poi Renzi invita alla concretezza. “Penso che dobbiamo essere molto concreti”, prosegue l’ex premier, “in questa fase c’è sicuramente bisogno di dare una mano per un periodo specifico e transitorio a chi non ce la fa. Se si vuole immaginare una misura provvisoria è più comprensibile rispetto al reddito di cittadinanza. Ma se tu dai a chi ha lavorato quest’anno una percentuale importante di liquidità subito, con il decreto Liquidità, non c’è bisogno, per quelle categorie, né di reddito d’emergenza né del clic day dell’Inps. Diverso il discorso per il lavoratore pubblico. Una parte dei nostri politici vorrebbe un reddito d’emergenza strutturato, come il reddito universale che vorrebbe Grillo. Per me questo è profondamente sbagliato”.

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