Coronavirus e Ricciardi: ‘Se i numeri risalgono, chiudiamo’

“Pronti a chiudere se i contagi aumentano“, è questo il monito lanciato da Walter Ricciardi attraverso un’intervista ai microfoni di ‘La Repubblica’. Il consigliere del ministro Speranza ha precisato come il Governo ha a disposizione “degli indicatori che ci permettono di prendere misure correttive in caso di un ritorno dell’epidemia. Se le cose vanno male le chiusure sono automatiche“.

 Distanziamento sociale e protezione. E’ questo quanto consigliato dalle autorità sanitarie per questa ‘fase 2’. “Non è ancora finita – ha ribadito attraverso le pagine del quotidiano Walter Ricciardi – in questa fase dobbiamo avviare un cambiamento per convivere con il coronavirus. Restiamo in una fase rischiosa, anzi in certe regioni non c’è stato il passaggio alla fase 2“. E sulle chiusure aggiunge: “Per avere un quadro completo dobbiamo aspettare il 18 maggio. In quei 15 giorni si vedrà se la malattia torna a diffondersi in maniera esponenziale“.

 Il consigliere di Speranza è ritornato a parlare anche della mascherina: “E’ diventata ormai un talismano. Si pensa che basti averla per essere protetti. Ma non è così. Sono documentati degli effetti collaterali che devono dalla tendenza di maneggiarla, abbassarla. Quando la si usa ci si tocca più di frequente gli occhi e il viso“.

Conclusione su come sta agendo il virus: “Si sta specializzando. Si diffonde grazie agli asintomatici e quindi prima della manifestazione dei sintomi. Non tutti hanno capito che bisogna aggredire complessivamente i quattro stadi (asintomatici, lievemente sintomatici, guarito clinicamente e casi conclamati) per fermare la sua circolazione. Solo così possiamo uscire da questa pandemia“.

I dati Istat sui decessi in Italia ai tempi del coronavirus forniscono una fotografia drammatica dell’emergenza sanitaria che ha investito l’Italia. Basti pensare che nel mese di marzo (del 2020) si registra un aumento quasi del 50% dei decessi rispetto allo stesso periodo di tempo dell’anno precedente, quindi del 2019.

I dati sono figli dello studio condotto dall’Istat con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità che hanno analizzato i dati do 6.866 Comuni. Un dato più che significativo che fornisce una fotografia decisamente aderente alla situazione effettiva.

 Nel mese di marzo del 2020 si registra una crescita dei decessi del 49,4% rispetto al mese di marzo del 2019 per quanto riguarda il livello medio nazionale. Il dato nazionale viene in qualche modo ammortizzato dal fatto che l’emergenza coronavirus nel nostro paese ha interessato principalmente il Nord e in maniera critica poche regioni.

Analizzando i dati del Nord Italia la mortalità di fatto è raddoppiata nel mese di marzo rispetto alla media 2015-2019. Si registra un drammatico 91% dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale. Non sorprende il fatto che a pagare un prezzo salatissimo siano, nell’ordine, città come Bergamo (+568%), Cremona, Lodi, Brescia, Piacenza, Parma, Lecco, Pavia, Mantova Pesaro e Urbino.

Al Centro e al Sud la situazione è decisamente meno drammatica. Anzi, in diverse aree della zona si sono registrati addirittura meno decessi rispetto alla media degli scorsi anni. Un esempio iconico è dato dalla Città di Roma, dove nel mese di marzo 2020 si registra una decrescita del 9,4% rispetto alla media.

Arianna Manzi

 

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