Coronavirus, Fondazione Gimbe: “Meno tamponi in 9 regioni, male strategia”

“Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe conferma l’ulteriore e costante alleggerimento di ospedali e terapie intensive. Tuttavia sul fronte dei tamponi diagnostici, che condizionano il numero di nuovi casi, dopo il vertiginoso crollo della settimana scorsa, 9 regioni arretrano ulteriormente: la strategia di testing per la fase 2 continua a non essere adeguata”. Così la Fondazione Gimbe in una nota.

“Esaminando il periodo 23 aprile-10 giugno, il trend dei tamponi totali risulta in picchiata libera nelle ultime 2 settimane (complessivamente -12,6%). Il trend dei tamponi diagnostici è crollato del 20,7% in prossimità delle riaperture del 4 maggio, per poi risalire e precipitare nuovamente del 18,1% in vista delle riaperture del 3 giugno. Nell’ultima settimana si assiste a un lieve rialzo (+4,6%)”, sottolinea ancora la Fondazione Gimbe guidata da Nino Cartabellotta.Per quanto riguarda i trend regionali dei tamponi diagnostici, “l’incremento complessivo del 4,6% (+9.431) nella settimana 4-10 giugno, rispetto a quella precedente, non è il risultato di comportamenti omogenei su tutto il territorio nazionale: infatti, mentre 12 Regioni e Province Autonome fanno registrare un incremento assoluto dei tamponi diagnostici, nelle rimanenti 9 si attesta una ulteriore riduzione”.”Da queste analisi – sostiene la Fondazione Gimbe – emergono tre ragionevoli certezze: innanzitutto il numero dei tamponi diagnostici, finalizzati all’identificazione di nuovi casi, è calato drasticamente alla vigilia delle due riaperture del Paese del 4 maggio e del 3 giugno; in secondo luogo, dopo il crollo nella settimana 28 maggio-3 giugno, complice la doppia festività, nell’ultima settimana poco più della metà delle Regioni hanno aumentato il numero dei tamponi diagnostici rispetto alla precedente; infine, proprio le Regioni con una circolazione del virus ancora sostenuta nell’ultima settimana hanno ulteriormente ridotto i tamponi diagnostici invece di potenziarli”.”L’attività di testing – commenta Cartabellotta – finalizzata all’identificazione dei nuovi casi, alla tracciatura dei contatti e a loro isolamento continua a non essere una priorità per molte Regioni: purtroppo, nella gestione di questa fase dell’epidemia, in particolare dove la diffusione del virus non sembra dare tregua, la strategia delle 3T non è adeguata”.

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