Secondo Galli, pertanto, “l’epidemia ospedaliera implica una serie di casi secondari e terziari, e forse anche quaternari” perciò quel che resta da capire ora bene è “come si è diffusa l’infezione e come si diffonderà”. “Che poi la trasmissione sia avvenuta inizialmente davvero in un bar o in un altro luogo – aggiunge il medico – andrà verificato quando avremo a disposizione una catena epidemiologica corretta. Quello che si può dire di sicuro è che queste infezioni sono veicolate più facilmente nei locali chiusi e per contatti relativamente ravvicinati, sotto i due metri di distanza”.
Pertanto è verosimile che il virus si sia introdotto in Italia attraverso qualcuno che, dice il professor Galli, arrivato “in una fase ancora di incubazione, abbia sviluppato l’infezione quando era già nel nostro Paese con un quadro clinico senza sintomi o con sintomi molto lievi, che gli hanno consentito di condurre la sua vita più o meno normalmente e ha così potuto infettare del tutto inconsapevolmente una serie di persone” ma “se l’avessimo fermato alla frontiera avremmo anche potuto non renderci conto della sua situazione”.
Perciò se così tanti casi si sono sviluppati in Lombardia e Veneto lo si deve forse anche al fatto che “Lombardia e Veneto sono le regioni in cui sono più intensi gli scambi co n la Cina per ragioni economiche e commerciali, e in cui c’è inoltre un’importante presenza di cittadini cinesi” anche se non è affatto detto che “a portare il virus in Italia sia stato un cinese, potrebbe essere stato anche un uomo d’affari italiano di ritorno da quel Paese”.
Purtroppo, dunque, con il primo paziente “non si è potuto capire subito cosa avesse. Ora bisogna vivere normalmente seguendo le indicazioni delle autorità. La diffusione globale della malattia aiuterà a trovare prima un vaccino”: alla domanda del quotidiano se con l’arrivo della stagione calda c’è da aspettarsi che i casi diminuiscano, Galli risponde così: “Mi auguro di sì ma per un virus nuovo non ci possono esser e certezze.