La virologa: “Si tratta di un metodo antichissimo, una pratica medica in larghissima parte abbandonata”
“La sperimentazione su plasma è un metodo antichissimo, usato quando non c’erano gli antibiotici e i farmaci. Si usa ancora per la rabbia, dopo il morso di un cane a una persona non vaccinata. Ma non esistono malattie a livello globale che si curano con il siero. Perché il siero, o plasma, consiste in porzioni di sangue di una persona che è guarita, quindi è un po’ come una trasfusione. Si tratta di una pratica che ha dei rischi“. Così la virologa Ilaria Capua, ai microfoni di Caterpillar su Rai Radio 2.
Quindi – ha aggiunto l’esperta – bene la sperimentazione, certo andrebbe utilizzata nei casi in cui si è tentato però tutto il resto perché è una pratica medica che è stata in larghissima parte abbandonata.
Ilaria Capua è poi tornata sul paragone tra coronavirus e virus influenzale. “Il coronavirus starà con noi per molto tempo e, a dispetto di tutti quelli che mi ricoprono di parolacce, vorrei dire che io lo tratterei come un virus influenzale. Benché diverso, ha caratteristiche simili. Non è come ebola, non ha un’aggressività di fondo tale da provocare una ecatombe: è un virus che provoca un quadro sintomatologico grave in alcune categorie di persone”.
Secondo la virologa, infatti, “ora molte persone si vogliono vaccinare, perché sia il coronavirus sia l’influenza possono essere pericolosi. Madre natura ci ha dato un virus nuovo e dobbiamo imparare a conviverci“.
Come? “Rendendogli la vita impossibile – ha precisato – tenendolo lontano dalla prossima vittima lavandoci le mani, non facendo troppe effusioni nei momenti dei saluti, evitando incontri a rischio. Anche con i nonni”.
Infine un pensiero sulla fase 2: “Se le cose andranno bene si potrà allentare qualche misura, ma attenzione perché quello che facciamo adesso lo vedremo tra due settimane. Non cominciamo a pensare di averla sfangata se tra un paio di giorni non succederà nulla”.
È prevedibile poi una seconda ondata del virus in autunno. Potrebbe esserci. Specialmente se la cosiddetta immunità di gregge non è in grado di arginare la diffusione del virus. Sostanzialmente, stiamo cercando di arrivare a far circolare il virus sotto traccia. Come era all’inizio. Possiamo cercare di rallentare il contagio, osservando le misure e controllare l’immunità di gregge. Spero si arriverà ad un equilibrio – conclude l’esperta – in cui l’immunità di gregge rallenterà ulteriormente la circolazione. Per l’autunno, in particolare in alcuni parti d’Italia e del mondo in cui il virus non ha circolato molto, credo ci possano essere recrudescenze. Anche importanti. Per questo è indispensabile avere un quadro della sieropositività della popolazione italiana.