In Brasile l’incubo Covid-19 è tutt’altro che sotto controllo. È l’allarme lanciato da Medici senza frontiere, che parla di “test insufficienti, operatori sanitari colpiti – 100 infermieri morti al mese – e comunità vulnerabili più a rischio, come quelle indigene nello stato di Amazonas, dove si registra il più alto tasso di mortalità”.”I quattro ospedali principali di Manaus sono pieni e gli operatori sanitari si occupano di pazienti estremamente malati che spesso arrivano troppo tardi o si trovano troppo lontano per essere salvati. Un’alta percentuale di pazienti che entrano in terapia intensiva muore e un gran numero di medici si ammala”, afferma Bart Janssens, coordinatore dell’emergenza di Msf in Brasile.
A Tefe, una città dell’Amazzonia brasiliana distante da Manaus un giorno e mezzo di navigazione via barca lungo il fiume Rio delle Amazzoni, quasi il 100% dei pazienti che arriva nell’ospedale locale muore. Qui, a breve, un team di Msf comincerà a gestire la terapia intensiva e fornirà assistenza in sei centri sanitari dell’area.Alti tassi di mortalità si registrano anche a Rio de Janeiro, San Paolo e, recentemente, a Boa Vista, una città al confine settentrionale con il Venezuela.A San Paolo le équipe di Msf stanno assistendo i senza fissa dimora nelle strade dei quartieri del centro e le persone che vivono nelle baraccopoli della periferia della città, mentre a Rio de Janeiro le équipe Msf hanno valutato che la capacità della risposta sanitaria nelle favelas, già fortemente al limite, sta per raggiungere il punto di rottura.