Coronavirus, Righetti (Ungdcec): il Governo si è dimenticato ancora una volta dei commercialisti

“Come segnalato su più fronti sia dal lato istituzionale che associativo, siamo qui a raccontare una consapevolezza amara, ancora una volta e certamente la peggiore di tutte! La peggiore perché c’è crisi economica dovuta ad un’emergenza sanitaria che è in tutte le nostre case, le nostre famiglie, su di noi come individui, ancor prima che su di noi come professionisti, ma pare nessuno se ne sia accorto”. Lo afferma Deborah Righetti, Vicepresidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, che rende nota la lettera aperta della Giunta nazionale dopo il nuovo provvedimento adottato dal Consiglio dei Ministri.

“Ancora una volta dobbiamo constatare una totale assenza di riguardo e considerazione verso una categoria professionale – la nostra – che incessantemente sostiene il sistema con la propria attività, che lavora ogni giorno con impegno e senso di responsabilità attraverso i propri studi per garantire l’assistenza ad imprese e cittadini, a tutto il nostro sistema paese, paese al quale tutti noi apparteniamo”.

“Questa volta non ci rassegneremo – aggiunge -, vogliamo gridare il nostro compatto e granitico disappunto in maniera tale che possa valere per oggi ma essere ancor di più guida e bussola per il futuro della nostra professione.

Noi Giovani non ci stiamo più! Questa emergenza sarà per tutti uno spartiacque. Ebbene, lo è e lo sarà anche per noi.

Partiamo dalle misure non assunte dal Governo con il Decreto Legge “Cura Italia” in relazione al mancato riconoscimento di ogni forma di sostegno (economica e non) in favore di professionisti iscritti ad Ordini professionali, laddove invece è stato concesso a partite iva iscritte all’INPS. Qual è stato quindi esattamente il fattore di discrimine?! Essere iscritti ad un Albo?! Avere l’obbligo della Cassa professionale specifica invece che essere iscritti all’INPS?! Stiamo veramente distinguendo l’aiuto innanzitutto umanitario, ancor prima che lavorativo, dovuto dallo Stato, sulla base di questo?!”

“È sconcertante vedere – continua – come tutti si siano scordati di noi negli aiuti quali professionisti autonomi con partite iva, iscritti ad Albi, ma che la medesima dimenticanza non vi sia stata invece nello stabilire che debbano restare aperti gli ‘studi professionali sottoposti a termini di scadenza’, con l’obbligo chiaro di assolvere a tutti gli adempimenti di natura contabile e fiscale – nessuno escluso – a noi deputati. Quindi di fatto, ciò significa obbligare noi commercialisti a rimanere aperti, a spregio della salvaguardia della nostra stessa salute. Con tutte le forme di smart-working possibili e non sempre percorribili, insieme a noi lavoreranno costantemente e quotidianamente i nostri collaboratori, il nostro staff, i nostri dipendenti. Forse anche questi soggetti sono considerati dei privilegiati!?”

“Sappiamo di essere necessari ai nostri clienti – aggiunge – , al nostro Paese, ora più che mai, ma sappiamo altresì come sia necessario permetterci di tutelare la nostra vita e quella delle persone a noi vicine e, in condizioni normali, di poter essere parte sociale in questi frangenti. Non si può e non si deve ignorare noi commercialisti quando si elaborano dei decreti denominati poi ‘Cura Italia’.

La gravità più evidente, quindi, non risiede solo nel mancato riconoscimento di tale aiuto, ma nell’assenza di sentimento istituzionale nei confronti di una categoria (e del suo indotto) che ancora una volta ha dimostrato di mettersi a disposizione degli altri ancor prima di tutelare i propri interessi individuali e professionali. Noi come sempre continuiamo a ‘su(o)pportare’ i pesi della macchina amministrativa e burocratica del Paese (Agenzia delle Entrate, INPS, Camere di Commercio, Tribunali, etc.)”.

“Perché alla fine noi per loro siamo ‘solo’ professionisti soggetti a scadenza…. Come lo yogurt!

Comprendiamo la massima difficoltà di dover gestire ora su tutti i fronti l’emergenza in corso, ma è necessario – e dovuto – in questo momento far sentire la voce dell’Unione nell’interesse di tutta la categoria per lo specifico ruolo ricoperto da sempre dalla nostra associazione, con la speranza che la politica tenga in serie considerazione quanto qui rappresentato nel corso dei lavori parlamentari in essere”.

“La voce dell’Unione – conclude – serve a dire ancora una volta che solo lavorando insieme possiamo realmente fare la differenza per tutti! Ci stringiamo in questo doloroso e difficile momento alla nostra amata Italia, unita e compatta, ed in particolare siamo vicini con tutto il nostro cuore alla Lombardia e a tutte le zone maggiormente colpite”.

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