Coronavirus, sequestrate oltre 1,2 mln mascherine e 565 termoscanner

La Guardia di finanza di Caserta ha sequestrato 1,2 milioni di mascherine con certificazioni false e marchio Ce contraffatto provenienti dalla Cina, e 565 termoscanner non certificati. Sono 10 i grossisti denunciati dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’operazione denominata ‘Fiato corto’. L’indagine nasce dai controlli nei confronti di alcuni punti vendita al dettaglio. Le fiamme gialle di Caserta e Marcianise, insospettite, hanno ispezionato i grossisti che avevano rifornito quei negozi per poi presentarsi, risalendo nella filiera distributiva, agli importatori che hanno avuto contatti diretti con i produttori e gli intermediari cinesi.

I risultati hanno confermato i sospetti iniziali, ossia che numerosi imprenditori operanti nei più disparati settori commerciali, soprattutto nell’area napoletana hanno ‘fiutato l’affare’ e si sono cimentati nell’importazione di questi articoli, senza preoccuparsi della qualità e della certificazione di sicurezza che accompagna la merce, con il solo fine di lucrare il più possibile nel momento di maggiore domanda del mercato, dovuta anche alla riapertura degli esercizi commerciali e delle imprese produttive che devono approvvigionarsi di questa specifica categoria di dispositivi di sicurezza per proteggere i propri dipendenti e rispettare gli accordi stipulati a livello centrale per la sicurezza nei luoghi di lavoro durante l’emergenza sanitaria. In 8 accessi ispettivi, infatti, le fiamme gialle hanno sequestrato complessivamente più di 1,2 milioni di mascherine per la quasi totalità classificate FFP2/KN95, ma anche 64mila mascherine FFP3, tutte risultate prive di idonea certificazione e con marchio ‘CE’ contraffatto in quanto accompagnate da certificati qualitativi rilasciati da enti non accreditati, ovvero relativi ad altri prodotti o, ancora, completamente falsificati.

In particolare la Compagnia di Marcianise ha individuato e sottoposto a sequestro quasi 900mila mascherine facciali con marchio ‘CE’ falso partendo dallo sviluppo delle risultanze di un primo controllo eseguito nei confronti di una società per azioni operante come grossista di articoli da ferramenta con sede operativa in San Marco Evangelista. Nel magazzino della società sono stati, infatti, rinvenuti numerosi pacchi contenenti complessivamente oltre 132.500 mascherine facciali di provenienza cinese con il marchio certificativo ‘CE’, che dovrebbe rappresentare il lasciapassare di sicurezza per la vendita di prodotti fabbricati fuori dall’Unione Europea, apposto sulla base di un ‘Certificate of Compliance’ rilasciato da un soggetto non abilitato alla certificazione comunitaria. Peraltro la documentazione esibita era del tutto similare a quella già presente sui siti dell’ente ufficiale nazionale di accreditamento in un apposito ‘warning’ per prevenire la diffusione di tali sistemi di frode e dopo pochi giorni oggetto anche di uno specifico servizio giornalistico di una notissima trasmissione televisiva. La falsa marcatura CE ingenerava infatti nei clienti l’ingannevole convinzione di utilizzare presidi capaci di filtrare con efficacia eventuali agenti patogeni e di garantire, di conseguenza, una maggiore protezione dal rischio di contagio rispetto alle ordinarie mascherine non certificate, giustificando così anche il prezzo maggiorato di questi prodotti. Peraltro, il commerciante non si era preoccupato neanche di verificare se la merce fosse stata importata con la procedura ‘in deroga’ prevista dalla normativa emergenziale, che prevede la possibilità di importare o produrre tali dispositivi di protezione in assenza della ordinaria certificazione comunitaria (marchio CE), ma solo se si ottiene l’autorizzazione dell’Istituto Superiore di Sanità (per le mascherine chirurgiche) o dell’INAIL (per i dispositivi di protezione individuale che vengono destinati ad uso professionale per la protezione dei lavoratori). In realtà il grossista ispezionato, peraltro operante nello specifico settore dei dispositivi di sicurezza per i lavoratori e quindi sicuramente a conoscenza degli obblighi normativi che vincolano la produzione e la distribuzione di questa tipologia di prodotti, ha volontariamente acquistato tali prodotti su un mercato parallelo e incontrollato per eludere le limitazioni normative vigenti e assicurarsi una ingente fornitura di merce da collocare subito sul mercato.

Ulteriore conferma della spregiudicata politica di accaparramento delle mascherine si ricavava dal fatto che pur essendo un operatore professionale del settore con unità locali anche in altre regioni d’Italia, il grossista aveva acquistato la partita di merce da un importatore ‘improvvisato’ che opera nel campo dei ‘bed and breakfast’ e nella produzione di abbigliamento con magazzino in Palma Campania (Napoli). L’immediata estensione dei controlli presso l’importatore, ha quindi permesso di rinvenire oltre 556.000 mascherine acquistate per lo più da una società con sede in Ungheria, ma provenienti direttamente dalla Cina, tutte aventi le medesime caratteristiche di quelle già sequestrate nell’ingrosso di ferramenta, ovvero accompagnate da un certificato di qualità con l’apposizione di un marchio ‘CE’ contraffatto. Sono state, dunque, eseguite diverse perquisizioni nelle province di Napoli, Roma e Modena presso diversi acquirenti finali delle mascherine già distribuite al dettaglio. Sono state, inoltre, intercettate presso un corriere espresso di Arzano altre due spedizioni di mascherine analoghe provenienti direttamente dalla Cina e destinate al mercato nazionale. Contemporaneamente, la scorsa settimana la Compagnia di Caserta ha eseguito una serie di sequestri che hanno consentito di togliere dal mercato complessivamente oltre 375.000 maschere FFP2 e FFP3. Anche in questo caso partendo da una serie di interventi eseguiti presso piccoli rivenditori al dettaglio come tabaccai e ferramenta, sono state ricostruite, attraverso un’attenta disamina della documentazione commerciale e tecnica nonché con l’esecuzione di attività di sopralluogo e pedinamento, le filiere di approvvigionamento, risalendo ai grossisti ed infine agli importatori dei prodotti, provenienti direttamente dalla Cina. In particolare, il 19 maggio i finanzieri accedevano presso un ingrosso di articoli di elettronica di Casoria dove rinvenivano circa 21mila mascherine FFP2 riportanti il marchio ‘CE’ falsificato e accompagnate da una certificazione altrettanto falsa rilasciata da un ente non accreditato. Sono stati inoltre sequestrati 565 termo-scanner sprovvisti del regolare marchio CE previsto per tali dispositivi medici.

Il giorno successivo, l’intervento ha riguardato un importatore con uffici a Napoli e deposito a Casoria, operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, con consolidati rapporti commerciali con l’estremo oriente, che da ultimo ha deciso anche lui di investire nel redditizio’“business delle mascherine’. Soltanto nell’ultimo mese aveva importato dalla Cina ben 300mila mascherine che aveva poi rivenduto su tutto il territorio nazionale ed in particolare sul mercato campano. Nel magazzino sono stati rinvenuti oltre 221.000 dispositivi di protezione individuale, accompagnati da certificazioni di conformità che, sebbene fossero state rilasciate da enti abilitati, facevano riferimento ad altra tipologia di prodotto, sia con riguardo al produttore che al modello. Infine, il 22 maggio, è stata la volta di un altro importatore, con sede a San Prisco, dove in un deposito della società, attiva nel settore del commercio di elettrodomestici ed elettronica, anch’essa con stretti legami con fornitori cinesi, erano immagazzinate circa 133mila mascherine FFP2 e FFP3 scortate da certificazioni autentiche, ma riferibili a dispositivi di altra natura. In quest’ultima circostanza venivano sottoposte a sequestro anche circa 800 etichette riportanti informazioni ingannevoli. Queste ultime operazioni delle fiamme gialle casertane hanno quindi consentito di disarticolare diverse filiere distributive di maschere professionali filtranti non a norma e di denunciare alla competente Autorità Giudiziaria per falsificazione dei marchi e frode in commercio ben 10 responsabili, tra grossisti e/o importatori, che alimentavano il mercato al dettaglio locale.Sommando l’esito di questi ultimi sequestri ai numerosi interventi già svolti recentemente nei confronti di diverse categorie di dettaglianti, i Reparti del comando provinciale di Caserta dall’inizio dell’emergenza hanno tolto dal mercato oltre 1,5 milioni di mascherine FFP2 o FFP3 non certificate, a dimostrazione del costante impegno profuso nel presidiare il territorio al fine di individuare le imprese che, approfittando dell’emergenza sanitaria in corso, convertono la propria attività, dedicandosi alla importazione e al commercio illegale di questo genere di prodotti irregolari, ingenerando nel consumatore la convinzione di acquistare dispositivi con una maggiore capacità filtrante e quindi di protezione dal contagio, ma in realtà assolutamente non controllate circa la loro effettiva corrispondenza agli standard qualitativi dichiarati, e peraltro rivenduti spesso con ricarichi altissimi rispetto al prezzo originario di acquisto.

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