Coronavirus, stato d’emergenza prorogato: le regole valide fino al 15 ottobre

Giuseppe Conte ha confermato la proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre 2020. Il Premier ha specificato al Senato che, nonostante le critiche dell’opposizione, si tratta di una proroga “legittima”, volta a garantire le cosiddette “misure minimali di precauzione“. Questo vuol dire che, da qui ai prossimi mesi, poteri straordinari verranno riconosciuti in mano al Governo, che dovrà continuare a gestire cercando di ridurre e contrastare i rischi di una nuova ondata di contagi.

Il virus circola ancora, l’emergenza sanitaria – seppur in parte rientrata – non può considerarsi del tutto finita. Per questo il Primo Ministro Giuseppe Conte ha definito la proroga dello stato di emergenza. “inevitabile“. Da qui al 15 ottobre, quindi, verranno riconosciuti al Governo poteri straordinari, finalizzati appunto alla gestione di quella che è una situazione complessa e che non conosce precedenti.

Questo, in pratica, vuol dire che l’Esecutivo potrà continuare a prendere decisioni senza dover seguire lunghi iter di approvazione e/o revisione in Parlamento. Un esempio pratico sono i Dpcm, ovvero i decreti del Consiglio dei Ministri che non hanno bisogno di essere votati per entrare in vigore.

Lo stato di emergenza non attribuisce solo poteri straordinari al Governo, ma riconosce poteri speciali anche alla Protezione Civile.

Stabilisce infatti il Codice della Protezione Civile (art. 7 lettera C del decreto legislativo n. 1/2018) che sono eventi emergenziali – e quindi di competenza della Protezione Civile – le:

  • emergenze connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili, dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria;
  • emergenze connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che per loro natura o estensione comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni e debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo, disciplinati dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e di Bolzano nell’esercizio della rispettiva potestà legislativa;
  • emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità o estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo.

Quando e se si verificano situazioni del genere, pertanto, la Protezione Civile  – nell’ambito dei poteri che gli vengono riconosciuti – è tenuta ad agire ponendo in essere azioni di prevenzione e mitigazione dei rischi, finalizzati alla gestione delle emergenze e al loro superamento. Il Coronavirus, senza ombra di dubbio, può essere definito un evento emergenziale.

Poteri straordinari e speciali riconoscono a Governo e Protezione Civile la possibilità di prendere decisioni e programmare interventi che vanno a colpire diversi settori dello stato sociale. A tal proposito, in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, i Dpcm possono essere utilizzati per imporre la chiusura di scuole o altri enti pubblici, ma anche per chiudere/isolare determinati territori (le cosiddette zone rosse) o per imporre restrizioni a viaggi e spostamenti, come avvenuto in pieno lockdown.

Lo stato di emergenza autorizza anche il ricorso a procedimenti burocratici più snelli. Dall’approvvigionamento di materiale sanitario alla concessione di appalti, tutto può seguire tempi più celeri.

In sostanza, se si dovessero reperire nuovi posti letto o bloccare le frontiere, sarà il Governo a decidere in maniera immediata. Questi presupposti, in generale, da qui al 15 ottobre varranno per ogni decisione finalizzata alla gestione dell’emergenza. Per cui Governo e Protezione Civile saranno autorizzati ad agire prontamente tutte le volte che lo riterranno necessario per il bene comune.

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