Corruzione, concussione, turbativa d’asta. Per queste accuse, a seconda delle singole posizioni sono state eseguite 16 misure cautelari a Sabaudia. Agli arresti domiciliari anche la sindaca della cittadina perla del litorale laziale. L’operazione alle prime luci del giorno è stata eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Latina. Nel procedimento, sono chiamati in causa anche altri amministratori e funzionari pubblici, oltre ad alcuni imprenditori. Gli accertamenti sarebbero partiti da un attentato incendiario che riguardo la caserma dei carabinieri forestali nell’estate del 2019.
Sono una ventina gli indagati a piede libero nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione a Sabaudia. Ed oggi Giada Gervasi, prima cittadina della cittadina perla del Litorale del Lazio è finita agli arresti domiciliari. Il gip di Latina ha disposto, in particolare, 12 misure custodiali in casa e 4 divieti di dimora. Al centro della vicenda le concessioni demaniali riguardo gli stabilimenti balneari, i chioschi stagionali di rimessa, ma anche le aziende chiamate a lavorare in alcuni eventi di canottaggio.
L’organizzazione di una tappa della Coppa del mondo di canottaggio, le concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari, la gestione dei chioschi, una serie di decisioni prese dallo stesso consiglio comunale. E’ una storia che riguarda quasi l’intera città di Sabaudia quella che ha portato stamane i carabinieri ad eseguire sedici misure cautelari, tra cui anche gli arresti domiciliari per la sindaca Giada Gervasi. I reati contestati dalla Procura di Latina sono peculato, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico. L’attività di indagine – si spiega – è stata condotta dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dai sostituti Antonio Sgarrella e Valentina Giammaria e seguita dal Procuratore della Repubblica, Giuseppe de Falco. Gli accertamenti sono iniziati nel mese di novembre 2019, dopo l’incendio alla centrale termica dell’Ente Parco Nazionale del Circeo e alle minacce dirette al comandante della stazione carabinieri Forestali “Parco di Sabaudia”. Gli inquirenti hanno così individuato – si sottolinea – rilevanti irregolarità nell’ambito del controllo delle assegnazioni delle concessioni demaniali, rilasciate dal comune di Sabaudia per lo svolgimento delle attività balneari. Insomma tutte le 45 attività balneari presenti sul lido di Sabaudia risulterebbero aver goduto, nel tempo, di favoritismi all’interno del comune – spiega la Procura in una nota – Le attività di indagine hanno permesso di appurare come proprio alcuni dipendenti pubblici sarebbero, in concreto, i titolari di alcuni stabilimenti e chioschi oggetto dei privilegi.
I militari dell’Arma, nel corso degli accertamenti, durati oltre sette mesi, hanno ricostruito – per quanto risulta allo stato del procedimento – undici episodi di turbativa d’asta, la formazione di innumerevoli atti falsi, nonché condotte corruttive che sarebbero state compiute dalla sindaca Gervasi e da amministratori comunali, in concorso con imprenditori e funzionari comunali. Sotto la lente di ingrandimento è finita soprattutto la Coppa del Mondo di canottaggio, che si sarebbe dovuta svolgere a Sabaudia nel 2020. Ed in questa vicenda appaiono favorite ditte compiacenti all’amministrazione comunale, sia nella realizzazione del campo di gara sia nell’affidamento del servizio di manutenzione degli impianti di illuminazione pubblica, per un giro di affari di circa 1 milioni di euro. La ricostruzione dei fatti ha al momento consentito inoltre di accertare come il comune di Sabaudia abbia, in ragione della “vicinanza” ad alcuni stabilimenti e chioschi del litorale, sospeso il procedimento di revoca delle concessioni demaniali che, dopo un controllo, erano risultate irregolari. Sono anche emersi, nel corso dell’attività investigativa, episodi di peculato, corruzione e falso che sarebbero stati compiuti da appartenenti ai carabinieri forestali di Sabaudia, con riferimento alla falsa attestazione della necessità, per presunti motivi di incolumità e sicurezza pubblica, di interventi per il taglio di alberi, al fine di favorire ditte compiacenti, alle quali dette opere venivano affidate. Ancora emergono allo stato episodi di turbativa d’asta che sarebbero stati commessi dal direttore del Parco Nazionale del Circeo dell’epoca, che aveva affidato ad alcuni imprenditori a lui vicini la realizzazione di progetti sul cambiamento climatico, prima ancora che la relativa determina fosse discussa e approvata. Il giudice ha applicato per 12 indagati la misura cautelare degli arresti domiciliari e ai restanti quattro indagati il divieto o dell’obbligo di dimora, insieme alla misura dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici, dai servizi e con il divieto di esercitare la professione per 12 mesi.