Il direttore responsabile Andrea Viscardi

Corruzione: dalla prima alla seconda Repubblica nulla è cambiato

di Andrea Viscardi

Il Presidente della Repubblica concludendo al Quirinale le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia ha posto al centro il tema della lotta alla corruzione, richiamando la politica a comportamenti trasparenti. Non poteva far altrimenti, perché il fenomeno della corruzione della politica investe ogni regione del Paese da Nord a Sud (Lombardia, Emilia, Romagna, Puglia; casi:Boni, Penati, Errani, Emiliano.), ogni carica istituzionale e ogni tipologia di reato. Ciò alimenta ancora di più il distacco dei cittadini da chi li dovrebbe rappresentare nelle istituzioni, ma, invece di governarli li deruba. Importante però è distinguere le nuove forme con cui il fenomeno si presenta nella Seconda repubblica dai precedenti della Prima che sfociarono in Tangentopoli, questo senza andare a scomodare i “ben pensanti” che ritengono, ricorrendo ai soliti e comodi luoghi comuni, secondo i quali i politici svolgono la loro funzione solo per perseguire interessi personali, perché ciò sarebbe fuorviante e non condurrebbe a nulla se non ad alimentare l’odio selvaggio verso la politica. Nel mondo politico di oggi è venuto meno il baluardo della moralità, quel meccanismo di correttezza e senso civico che il politico deve avere allorché si accinge alla gestione della res pubblica, ed è per la mancanza di questa peculiarità spirituale, che i partiti sembrano quasi sulla soglia della sparizione. I Partiti della Prima repubblica esercitavano una corruzione, possiamo dire,di tipo collettivo,nel senso che percepivano le tangenti che finivano tutte o quasi nelle loro casse per la loro stessa sopravvivenza. Oggi, invece, siamo in presenza di arricchimenti di tipo individuali e con i partiti ormai ridotti a semplici casse di risonanza riesce molto difficile agli organi centrali controllare ciò che avviene a livello periferico. Questo è dovuto all’eccessiva personalizzazione della politica ed all’esasperazione del leaderismo,che comporta una sorta d’indipendenza dalle segreterie dei partiti, soprattutto per i rappresentanti degli enti locali, i quali per la propria elezione devono rispondere solo ai propri elettori e così hanno una sorta di deresponsabilizzazione in nuce nei confronti del proprio partito di appartenenza. Tutta questa situazione che si è venuta a creare non è facile a superarsi con l’azione della magistratura come è avvenuta con tangentopoli,ove il popolo vide nell’azione della stessa una sorta di salvezza nazionale. Oggi i tempi sono mutati e la stessa magistratura viene vista come una casta che usa il suo potere per acquisire potere, con l’aggravante di una crisi economica che ha comportato un progressivo impoverimento ella popolazione,per cui il cittadino ha voglia di un radicale cambiamento che non può non passare attraverso l’arma più potente che ha in mano e che la costituzione repubblicana gli ha affidato:il voto. Per l’inefficienza e corruzione si chiude anche la seconda Repubblica e ci avviamo alla Terza.

 

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