Corte dei Conti, evasione web, mezzi anticrimine

Evasione ed elusione fiscale dell’ economia digitale sono fenomeni che sfuggono ai consueti sistemi di misurazione e di controllo e che per questo richiedono l’ adozione di strumenti ad hoc e lo sviluppo della cosiddetta ‘computer forensics’, un procedimento diretto al trattamento di dati, informazioni digitali e sistemi informativi digitali ‘per finalità investigative e di giustizia, tipico dell’ambito delle investigazioni criminali’.

Lo dice la Corte dei Conti rilevando, nella relazione su ‘E-commerce e sistema fiscale’, la necessità di un’ampia rimodulazione della normativa.

L’economia digitale, che – affermano i magistrati contabili – non può essere ridotta all’e-commmerce – ha caratteristiche tanto specifiche e nuove da rendere difficile collegare le attività che producono valore al mercato di consumo e altrettanto complicata l’individuazione del luogo in cui i redditi vengono prodotti. “È perciò posta in crisi l’applicabilità dei principi adottati dalla maggior parte degli Stati per la tassazione dei redditi transnazionali, ossia il world-wide taxation principle (per cui il contribuente è assoggettato a imposizione per tutti i suoi redditi, ovunque prodotti, nello Stato di residenza) e il principle of source (in virtù del quale il soggetto non residente è assoggettato a imposizione in relazione al luogo in cui i redditi sono prodotti)”, afferma la Corte.

Le imprese digitali riescono infatti a portare avanti la loro attività a prescindere dalla presenza di una stabile organizzazione in un Paese, intrattenendo relazioni con i consumatori e gli utenti attraverso siti web o altri strumenti digitali. Per di più, “anche quando tali imprese stabiliscono una stabile organizzazione in una giurisdizione, le opportunità offerte dalla tecnologia facilitano l’adozione di strutture idonee a minimizzarne la presenza tassabile in un Paese, attraverso una allocazione delle funzioni, dei rischi e delle attività che non riflette la sostanza economica delle operazioni svolte.

Da qui la necessità di un’offensiva più specifica che deve partire dalla mappatura del fenomeno, fino ad arrivare all’adozione di strumenti più efficaci di penetrazione di gestione dei dati, con una stretta collaborazione tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza in Italia e tra enti sovranazionali a livello globale.

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