La Corte Suprema Usa ‘sblocca’ la prima esecuzione federale dal 2003 dando così ragione all’amministrazione Donald Trump. La Corte Suprema Usa ha dato il suo via libera alla prima esecuzione federale. Si tratta della prima dal 2003. La decisione arriva dopo che un giudice distrettuale aveva deciso di rinviare l’esecuzione programmata in una prigione federale dell’Indiana.
L’esecuzione era in programma per lo scorso lunedì ma era stata annullata dopo che la giudice federale di Washington aveva emesso un’ingiunzione contro il governo. La sospensione della condanna è stata rimandata dopo che la famiglia del condannato aveva evidenziato il rischio di rimanere contagiati dal coronavirus se avesse viaggiato per assistere all’esecuzione. La Corte Suprema ha dato ragione all’amministrazione Trump e di fatto ha fatto cadere gli ultimi freni che avevano fermato le esecuzioni federali.
A bloccare le esecuzioni federali era un nodo legato al nuovo protocollo presentato dall’amministrazione Trump. Le nuove disposizioni prevedono che la condanna a morte per iniezione letale avvenga attraverso la somministrazione di un singolo farmaco, mentre prima si procedeva con un mix di tre farmaci. La proposta era considerata non conforme al Federal Death Penalty Act del 1994, secondo cui le condanne a morte devono essere eseguite in base alle norme previste dallo Stato nel quale il soggetto è stato condannato.
Il condannato a morte è Daniel Lewis Lee, accusato di aver ucciso un commerciante di armi, la moglie e la figlia di appena otto anni. Si tratta di un caso di cronaca avvenuto nel 1996 in Arkansas.