Sessantadue persone arrestate, un blitz che ha incastrato due vecchi padrini: Mario Marchese, 77anni, di Villagrazia, fedelissimo di Totò Riina, e Gregorio Agrigento, 81anni, legato ai Brusca di San Giuseppe Jato. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, ricettazione. L’operazione è stata diretta dai Carabinieri di Palermo ribattezzata “Brasca – quattro – zero”, coordinata dai pm Sergio Demotis e Francesca Mazzocco
Le attività investigative hanno consentito di ricostruire l’organigramma dei clan, i cui vertici controllavano il territorio in modo capillare. L’intervento tempestivo dell’operazione delle forze dell’ordine ha bloccato sul nascere, almeno due omicidi. Dalle intercettazioni emergono problemi legati ad una vecchia e nuova mafia, come quello che viene detto sul conto di un fisioterapista a domicilio “un soldato diventato generale”, che a Monreale aveva in mano più della metà del settore edile sia pubblico che privato.
“L’organizzazione mafiosa trova ancora il suo punto di forza nell’organizzazione unitaria”, spiega il colonello Giuseppe De Riggi, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo. “Organizzazione unitaria con i capi dei mandamenti e delle famiglie, che si cercano febbrilmente, si pongono questioni di forza e per tentare scalate criminali molto pericolose, magari per riempire i vuoti di potere lasciati dai capi arrestati. Il fine di tutti questi movimenti – conclude De Riggi – è il condizionamento del tessuto commerciale e imprenditoriale”.
Proseguono le indagini, pertanto sono sottoposte a sequestri attività commerciali, imprese e beni immobili riconducibili ai mafiosi e frutto di illeciti.
Emilia Napolitano