Cosa potrebbe accadere dopo le elezioni del 12 giugno: coalizioni, maggioranza, nuovi schieramenti

La data delle elezioni amministrative del 12 giugno si avvicina e la campagna elettorale entra nel vivo. Si vota in circa mille Comuni italiani per il sindaco e la Giunta, insieme ai 5 quesiti del referendum sulla giustizia in quello che sarà un vero e proprio election day. Nei comuni con oltre 15 mila abitanti, l’eventuale ballottaggio è stato fissato per il 26 giugno. L’appuntamento alle urne rappresenta anche un banco di prova per il Governo e per i partiti, specie in vista delle elezioni politiche del 2023. L’opinione dello storico e politologo Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, nell’intervista concessa Virgilio Notizie.

Cosa rappresentano le elezioni del 12 giugno: una prova per il Governo e l’asse Pd-M5S?

“Al Governo i risultati elettorali di per se stessi non faranno né caldo né freddo. L’esito delle amministrative non inciderà direttamente sull’Esecutivo, ma lo farà in modo indiretto, perché la campagna elettorale ha messo in fibrillazione i partiti politici”, risponde Orsina.

Secondo l’esperto “tutti vogliono segnare il punto e gli effetti della campagna elettorale si stanno già sentendo da settimane all’interno della maggioranza. Da questo punto di vista le elezioni rappresentano un elemento di destabilizzazione, ma non credo che ci saranno ripercussioni importanti”, aggiunge.

giovanni orsinaFonte foto: ANSA

Giovanni Orsina

È prevedibile quindi non ci sia alcuno scossone o è immaginabile qualche riassetto?

“Gli scossoni li stiamo già vedendo, ci sono, ma non sono drammatici né decisivi per le sorti del Governo. Io – prosegue Orsina – credo che l’Esecutivo sia in grado di superare questa maretta: è proprio così che la definirei, una maretta piuttosto che una tempesta. Ovviamente, questo non vuol dire che l’azione dell’Esecutivo non risenta della maretta”.

Per la prima volta la campagna elettorale sembra segnata anche dalla politica estera e dalla guerra, è così?

“Penso che la crisi ucraina rappresenti una svolta, uno spartiacque. Credo che un evento di questa portata, così drammatico e serio, abbia cambiato profondamente non solo il contesto internazionale, ma anche quello interno: gli eventi ai quali stiamo assistendo non possono non riflettersi sulla politica interna italiana“, dice Orsini.

Il direttore della Luiss School of Government spiega che “si tratta di una crisi profonda e di lungo periodo, e quanto sta avvenendo avrà conseguenze, se non altro perché le questioni internazionali saranno determinanti anche in futuro, già dalle prossime elezioni politiche del 2023. Certo, non è esclusa una frattura, che al prossimo appuntamento elettorale potrebbe diventare centrale, tra atlantisti più convinti da una parte e atlantisti più tiepidi e scettici dall’altra.

Che effetti potrebbero esserci in caso di affermazione di Fratelli d’Italia, che i sondaggi danno come secondo partito a livello nazionale?

“È molto difficile prevedere i risultati perché si tratta di elezioni amministrative – prosegue Orsini – che risentono di specifiche situazioni locali, sul territorio. L’impressione è che Fratelli d’Italia sia il tipico partito che ha una grande visibilità nazionale, anche grazie alla figura della propria leader Giorgia Meloni, ma un minor radicamento territoriale. Io mi aspetto risultato un risultato positivo con un avanzamento visibile, ma forse meno marcato rispetto a quanto indicato dai sondaggi. Questo non significa che i sondaggi siano sbagliati, ma che va tenuta in giusta considerazione la dimensione locale di questo voto”.

Per il Movimento 5 Stelle si tratta, invece, di un banco di prova?

“In questo caso sì. L’impressione generale è che le amministrative non andranno bene per il M5S – prevede Orsini –. Diversamente da FdI, il Movimento ha una leadership più fragile e contestata. Un eventuale insuccesso di Giuseppe Conte, che appare probabile, potrebbe indebolire proprio la sua leadership. In un certo senso il suo recente attivismo può essere letto come un tentativo di evitare che il voto abbia un esito non positivo. Lo stesso si può dire di Matteo Salvini, che teme un successo di Giorgia Meloni.

A proposito del centrodestra, anche Silvio Berlusconi è tornato sulla scena pre-elezioni: perché?

“Anche qui occorrerà attendere il verdetto delle urne. Va detto, però, che anche Forza Italia non è mai stato un partito forte nel voto locale. Bisognerà vedere come si giocherà questa partita. Certo, però, anche Berlusconi fa campagna elettorale ed è evidente il tentativo di Forza Italia di segnare punti da spendersi poi nella contrattazione alle prossime elezioni politiche”, conclude Orsini.

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