Cosa potrebbe rivelare il video secretato sul crollo del Ponte Morandi

La procura di Genova sta indagando sul black-out registrato da una telecamera della società Autostrade installata all’imboccatura di Ponte Morandi. L’obiettivo dei giudici è quello di accertare che non vi siano state eventuali manomissioni delle riprese dopo il crollo. Esiste infatti un altro video in mano alla procura di Genova che riprende il momento del crollo di ponte Morandi, lo scorso 14 agosto. Si tratta di immagini estratte da una telecamera fissa di proprietà di un’azienda di corso Perrone, vicino alla zona del disastro, con le quali si vede con chiarezza il momento del crollo del viadotto autostradale, come confermano fonti investigative. Lo studio delle immagini servirà a incrociare tutti i tasselli per ricostruire il momento del collasso e le modalità in cui è avvenuto.

Le immagini,  ha spiegato il procuratore Francesco Cozzi al ‘Fatto Quotidiano’, non le possiamo divulgare per motivi investigativi. Se i vari testimoni oculari che stiamo sentendo le vedessero rischierebbero di raccontarci una versione inquinata di come sono andate esattamente le cose. E così ci permette anche di escludere mitomani che possano inventarsi le cose.

Ieri, riporta il quotidiano di Marco Travaglio, i consulenti della procura Renato Buratti e Piergiorgio Malerba si sono incontrati con il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e il sostituto Massimo Terrile e hanno iniziato a prendere visione delle decine di migliaia di pagine dei documenti acquisiti in questi giorni dalla Guardia di finanza.  Tutto il materiale, in questi giorni, viene scansionato e catalogato per formare un unico fascicolo telematico.

‘Ci sono anche diversi cittadini che hanno descritto alla polizia giudiziaria cosa hanno visto, e sono tanti: testimoni oculari che non hanno fatto riferimento a video’, ha spiegato il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi. Queste persone sono state sentite dagli inquirenti negli ultimi giorni.

Chi indaga sta provando a capire nel dettaglio esattamente quale parte della struttura ha ceduto, in quale momento, e quali effetti questo cedimento ha provocato sulla più generale dinamica del crollo. È un punto decisivo, quello del momento del disastro, anche alla luce dei documenti che stanno via via emergendo e che raccontano di un allarme sulla tenuta della struttura rimpallato nei mesi scorsi tra società autostrade e ministero delle infrastrutture.

In particolare dell’ormai famosa lettera del 3 novembre del 2017 con la quale la società concessionaria avvertiva il Mit della necessità di migliorare il livello di sicurezza del ponte.

Ed è sempre la sicurezza il 28 febbraio 2018 a spingere il direttore delle manutenzioni di Autostrade, Michele Donferri Mitelli, a scrivere al Provveditorato di Genova e alla Direzione vigilanza del ministero , per sollecitare il via libera al progetto esecutivo: ‘Si ritiene, in considerazione del protrarsi dei tempi di approvazione, che l’intervento non possa essere in esecuzione prima del secondo semestre 2019 o inizio 2020. Tale circostanza comporterebbe una serie di ripercussioni per l’incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera, che è l’altro nome con cui viene chiamato il ponte progettato e costruito cinquant’anni fa da Riccardo Morandi.

Ad essere crollato, come ormai tristemente noto, è il pilone 9, forse provocato dal contemporaneo cedimento dell’appoggio di una ‘sella Gerber’ del piano autostradale al passaggio di un Tir.

Il decreto di approvazione del progetto è stato rilasciato dalla Direzione generale per la vigilanza otto mesi dopo la consegna soltanto a giugno 2018, due mesi prima del crollo. I tecnici del ministero delle Infrastrutture e gli ingegneri di società Autostrade sono tutti testimoni, ricorda ancora l’Espresso, per l’indagine della Procura di Genova. Che ora prova a completare il quadro sulla dinamica del crollo dei viadotto analizzando con attenzione i video di cui è entrata in possesso. Video che potrebbero rappresentare un riscontro decisivo sulle ragioni del cedimento e consentire a chi indaga di definire con migliore approssimazione la catena delle responsabilità.

Circa Redazione

Riprova

La rivoluzione energetica al femminile: le donne guidano gli investimenti nelle energie rinnovabili

La Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto sono le regioni italiane che guidano la …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com