Le novità previste dal Decreto Fiscale 2019 continuano ad accendere il dibattito su diversi fronti.
A far discutere, questa volta, è la tassazione prevista dalla manovra sul Money Transfer, vale a dire il servizio di trasferimento valuta che consente di inviare denaro verso qualsiasi paese del Mondo tramite circuiti alternativi a quelli bancari.
I pareri più critici hanno messo sotto accusa la misura additandola come ‘discriminatoria’ nei confronti dei cittadini extracomunitari che vivono in Italia con regolare permesso di soggiorno e che utilizzano il servizio per inviare quote più o meno significative dei loro risparmi ai parenti rimasti nei paesi d’origine.
Ma c’è anche chi difende la bontà del provvedimento, individuando in esso un’opportunità per trattenere nelle casse dello Stato Italiano una piccola percentuale dei guadagni maturati da questi cittadini all’interno dei confini nazionali.
Alcuni analisti hanno cercato di stimare i possibili proventi derivanti da questa operazione e, stando ai primi dati diffusi, pare che la cifra non dovrebbe superare i 60 milioni di euro. Dunque, si tratterebbe di una tassa poco utile al bilancio dello Stato, ma abbastanza pesante per una parte della popolazione con risorse economiche limitate. I cittadini più colpiti – che sono anche i principali utilizzatori del servizio di Money Transfer – saranno ovviamente quelli di origine extraeuropea, in particolare bengalesi, filippini e senegalesi.
Quanto vale il Money Transfer
Secondo i dati diffusi dalla Fondazione Leone Moressa, In Italia l’ammontare delle operazioni relative ai Money Transfer ha raggiunto quota 2,7 miliardi di euro solo nella prima metà del 2018. Di questi, l’80% è stata indirizzato a Paesi non europei. La proiezione per l’intero anno sfiora i 5 miliardi di euro.
L’inasprimento delle commissioni sul Money Transfer fa discutere soprattutto perché gli utilizzatori del servizio pagano già una quota del 6,2 per cento sulle cifre trasferite con questo sistema, e un ulteriore balzello potrebbe incoraggiare l’uso di canali illegali.
Esistono, infatti, diverse catene internazionali (es. Western Union, Money Gram) che offrono questo servizio ma anche strutture clandestine che permettono di far arrivare le valute degli emigrati nel paese di origine in modo illecito.