COSENZA 29�52004 IN FOTO SANDRO PRINCIPE. ARENAFOTO

Cosenza, patto mafia-politica a Rende: arrestate 10 persone

Un mix di politica e ‘Ndrangheta ha portato all’arresto di dieci persone nella provincia di Cosenza, dove i politici avrebbero fatto un ‘patto elettorale’ per ottenere voti sicuri. Le manette sono scattate questa mattina, quando i Carabinieri hanno preso Sandro Principe del Pd, ex Sindaco di Rende, ex sottosegretario al Lavoro, ex assessore ed ex consigliere regionale; un altro ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo; l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo; nonché un ex consigliere comunale. L’accusa, a vario titolo, è di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e corruzione. Insieme alla portata principale sono stati eseguiti arresti per acciuffare il contorno, vale a dire diversi esponenti di punta della cosca ‘ndranghetista ‘Lanzino-Ruà’, egemone nella provincia di Cosenza.

L’inchiesta che ha portato agli arresti è stata condotta dai pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni. Dalle indagini è emerso un collaudato ‘sistema’ ultradecennale ed una combinazione politico/mafioso che ha consentito ai candidati del comune di Rende di ottenere l’appoggio elettorale della cosca, in cambio di assunzioni nelle municipalizzate e della gestione di locali pubblici. La storia sarebbe iniziata nel ’99 per le comunali di Rende per poi protrarsi sino al 2011, influenzando anche le elezioni provinciali di Cosenza del 2009 e le regionali del 2010.

Dall’inchiesta è emerso anche che la cosca coinvolta si adoperava nel recupero voti “non per una particolare fidelizzazione politica, ma per un ovvio e scontato” perseguimento di interessi della cosca stessa che poteva essere perseguito anche attraverso l’appoggio di candidati diversi o di differenti fazioni.

Nell’inchiesta è finita anche l’ultima campagna elettorale del 2014 per le Comunali. Uno dei quattro affiliati raggiunti oggi dalla misura cautelare ed attualmente detenuto al regime del 41 bis, sarebbe stato invischiato nelle elezioni di Rende. L’uomo, intercettato in carcere, avrebbe dato ordini per fornire appoggio elettorale secondo prassi già avviate in passato, ponendo come condizione imprescindibile il pagamento di una cospicua somma di denaro. Stufo dei pochi soldi guadagnati in precedenza, si era lamentato degli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, quando si era persino occupato di monitorare l’attività politica dai principali candidati.

Circa Alessandro Moschini

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