Nel pomeriggio, l’aula di Montecitorio avvia l’esame della proposta di legge del M5S sul trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento. L’iter della norma, però, appare già a rischio e si prospetta un veloce ritorno in commissione. Prima firmataria è la deputata Roberta Lombardi che punta a dimezzare la misura dell’indennità parlamentare. Ma il testo arriva in Assemblea senza il mandato al relatore, dopo che in commissione non è stato possibile raggiungere un accordo su un testo unico sul quale dibattere e votare. Dal canto suo ieri il premier Matteo Renzi ha ricordato come il governo condivida l’idea di ridurre i costi della politica, ma l’importante è vedere come. Per esempio si potrebbe legare l’indennità parlamentare alle presenze, ha detto intervenendo a ‘In mezz’ora’ su Rai3. Luigi Di Maio, ad esempio, ha il 37% delle presenze in aula, ha sottolineato Renzi aggiungendo: ‘Di Maio e Di Battista prendono il doppio di quello che prendo io come presidente del Consiglio. Quindi se Di Maio fa il 37% di presenze, perché si deve prendere l’indennità intera? Invece di inventarsi la missione, la presenza istituzionale. I 5 stelle giocano a fare i puri, ma sono uguali a tutti gli altri’. Sulla riduzione dei costi della politica Renzi ha assicurato che il Pd studierà il ddl del M5s sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. Di qui l’accusa al M5S di buttarla in corner quando è in difficoltà, perché «la loro proposta nel merito rischia di non funzionare.
Riprova
Fitto zittisce le provocazioni della sinistra: ‘Al servizio della Ue’
“Oggi sono qui per rappresentare la Commissione Europea: al dialogo sullo Stato di diritto, che …