ROMA. Nella stesura della costituzione tunisina è stato necessario “trovare un equilibrio tra la componente della società corrispondente al movimento islamista e la componente potremmo dire più vicina a modelli europei”. Lo ha detto Fadhel Moussa politico, accademico e avvocato tunisino, che è tra gli artefici della nuova costituzione tunisina ed è stato uno dei protagonisti della svolta tunisina premiata il Nobel per la Pace al Quartetto per il Dialogo. Moussa, membro dell’Assemblea Costituente e rappresentante del Polo Democratico Modernista, ha partecipato giovedì sera a Napoli alla tavola rotonda ‘La libertà di pensiero nel costituzionalismo europeo e arabo’, organizzata nell’ambito delle giornate di riflessione sul tema ‘Del pensiero libero’. La necessità, ha spiegato Moussa, ha trovato una risposta “nella formulazione dell’articolo 6 della costituzione che è estremamente importante”.
Da un lato, prosegue il politico, “si è soddisfatta l’esigenza di valorizzare e di tutelare l’importanza della dimensione del sacro all’interno della società tunisina con la disposizione che impone allo stato la protezione appunto del sacro. Dall’altro sono state espressamente vietate altre forme di manifestazione della rilevanza del sacro nella vita sociale, tra le quali quella della condanna per apostasia, condanna religiosa ma in grado di esplicare effetti importanti sul piano civile e di portare pregiudizio all’incolumità delle persone. La costituzione tunisina, per tutto ciò che attiene specificamente al problema della libertà di religione, è tutta il frutto del tentativo di raggiungere un compromesso tra spinte contrapposte all’interno della società tunisina stessa”. Uno degli aspetti che rende la Tunisia un Paese davvero nuovo dopo le primavere arabe sta quindi nel fatto che “la questione centrale della libertà di religione è stata affrontata a partire dal presupposto che la religione è un oggetto di un diritto che può essere esercitato non certo dallo stato in quanto persona morale, giuridica, ma dagli individui”, ha concluso Moussa.
Nelle giornate “Del pensiero libero”, organizzate dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli con Fondazione Premio Napoli, si è parlato anche di scenari mediorientali, della situazione in Iraq. Tra le testimonianze quella dell’inviato della Stampa Domenico Quirico, prigionieri per 5 mesi in Siria del Califfato: “Ho conosciuto da vicino questi uomini – – ha spiegato Quirico – ho parlato con loro di Dio, l’unico tema di conversazione con loro, si sentono gli unici veri mussulmani. Questi combattenti vengono da esperienze completamente diverse: c’è di tutto, dal medico con pasaporto inglese al contrabandiere tuareg, dall’ex spacciatore al teologo. Obama sbaglia quando dice che sono fuori dal terzo millennio, io credo invece che siano il cuore nero del terzo millennio”.