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Economista prestato alla politica Cottarelli aveva scelto di candidarsi perché diceva: «L’Italia è a un bivio. Per me essere progressista vuol dire mettere al centro della politica la giustizia sociale». Ora invece annuncia «dimissioni senza ripensamenti».
Lo ha annunciato lo stesso economista intervistato a Che tempo che fa, su Rai3, spiegando che l’Università cattolica gli ha «chiesto di dirigere un programma per l’educazioni delle scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori». Per questo ha deciso di dare le proprie dimissioni.
«Questa cosa – ha aggiunto Cottarelli – purtroppo non è compatibile con il Senato, e ho deciso di rinunciare alla posizione di senatore: mi dimetterò nella prossima settimana».
«Io andrei a farlo gratuitamente, si fa per spirito di servizio. Consiste in avere 15-20 personaggi senior che hanno avuto una carriera brillante, li chiamo senatori della cultura, che andrebbero a visitare scuole in tutta Italia, a parlare di economia, diritto, costituzione, e di come si comunicano queste cose», ha spiegato Cottarelli.
«A me non sembra giusto cambiare partito, io sono stato eletto nel proporzionale, la gente non ha votato il mio nome ma il partito», ha detto il senatore eletto a Milano spiegando la decisione di dimettersi. Eletto a settembre con il Pd, l’economista ha rivelato che gli «sono state fatte offerte di spostarmi in altri gruppi, non dico quali ma è abbastanza intuitivo: non sono di maggioranza né è il Movimento 5 stelle». Cottarelli ha sorriso quando Fabio Fazio ha detto che poteva essere solo il Terzo polo di Azione e Italia viva.
«Io stimo molto Elli Schlein, sta facendo la cosa giusta nello spostare il Partito democratico più a sinistra, andando a rappresentare una parte sociale che forse adesso è poco rappresentata. La questione è la mia posizione : ci sono delle differenze che si sono create con il Pd, una di queste riguarda per esempio il ruolo che il merito deve avere nella società e nell’economia. Nel documento dei valori del Pd del 2008 il ruolo del merito era molto enfatizzato. Nei più recenti documenti, quello di gennaio e nella mozione di Schlein, è un pò scomparso, addirittura si critica un pò il criterio del merito», ha spiegato Cottarelli.
«Credo sia importante che ognuno faccia al meglio quello che può fare, credo di poter essere più utile al Paese nel mio ruolo di grillo parlante, di divulgatore. Forse non è stato così in passato, ma c’è in questo momento storico un’estrema conflittualità fra minoranza e opposizione – ha spiegato l’economista parlando di ciò che l’ha deluso nella sua breve esperienza in Parlamento -: faccio qualche esempio, è prassi che le minoranze presentino degli emendamenti, io ho visto che sistematicamente sono rigettati. Tanto quanto, spesso le minoranze propongono emendamenti quasi solo per fare ostruzionismo. Mi aspettavo un atteggiamento meno conflittuale. Poi essere un uomo di parte dà meno credibilità alle cose che si dice».
Cottarelli ha cercato conforto nel suo mentore Enrico Letta, che lo aveva candidato: «Mi aveva consigliato di vedere qualcosa all’estero. Questa cosa è arrivata al momento giusto, è un programma a cui credo molto e può essere utile al Paese».
«È giusto che quel seggio torni al Pd. Fra l’altro la prima non eletta è una persona molto brava, Cristina Tajani, che insegna al Politecnico di Milano, ed è anche abbastanza vicina all’area di Elly Schlien. Poi è una donna, si migliora anche la parità di genere», ha detto il senatore a Che Tempo che fa.
Non è un fulmine a ciel sereno per i dem, avvertiti per tempo ma non prodighi di immediati commenti. Dopo il passaggio dal Pd a Italia Viva di Enrico Borghi, Cottarelli (che aveva sostenuto Stefano Bonaccini nella corsa per la segreteria del partito) aveva già espresso un disagio – anche in un’intervista al Corriere della Sera – che trova conferma nelle annunciate dimissioni e che ha una esplicita spiegazione: l’economista non si riconoscere nella linea dell’attuale leader, Elly Schlein, che ha informato martedì scorso insieme al capogruppo Boccia e al Presidente del Senato la Russa, mentre oggi c’è stato spazio per spiegare «ad una quarantina di persone» e per mandare un whatsapp a tutti.