Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a Carlo Cottarelli l’incarico di formare il governo. Cottarelli si è riservato di accettare, ha detto il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti.
‘Il presidente mi ha chiesto di presentarmi in Parlamento con un programma che porti il Paese a nuove elezioni. Ho accettato l’incarico di formare un governo come mi ha chiesto il presidente della Repubblica. Sono molto onorato come italiano di questo incarico e naturalmente ce la metterò tutta. In assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente ed il suo compito è quello dell’ordinaria amministrazione per le elezioni dopo il mese di agosto. Negli ultimi giorni sono aumentate le tensioni sui mercati finanziari, lo spread è aumentato, tuttavia l’economia italiana è in crescita e i conti pubblici rimangono sotto controllo. Un governo da me guidato assicurerebbe una gestione prudente dei nostri conti pubblici. Il dialogo con la Ue in difesa dei nostri interessi è essenziale, deve essere un dialogo costruttivo, nel pieno riconoscimento del ruolo essenziale dell’Italia. Cottarelli ha anche confermato la continua partecipazione all’area dell’euro. Il premier incaricato ha assicurato tempi molto stretti per la presentazione della lista dei ministri al presidente della Repubblica.
L’INTERVENTO DI COTTARELLI DOPO AVER RICEVUTO L’INCARICO DA MATTARELLA
Carlo Cottarelli è poi giunto a Montecitorio per incontrare il presidente della Camera Roberto Fico. Successivamente andrà al Senato per presentarsi alla presidente Maria Elisabetta Casellati. Cottarelli era accompagnato da un agente di scorta. Prima di scendere ha pagato il taxi in contanti.
Pur parlando d’altro, Mattarella avverte intanto che ‘la minaccia di violenza’ resta e osserva come l’antidoto non possa che essere il rafforzamento della sensibilità democratica e la fedeltà ai principi che ispirano la nostra convivenza. Ore difficili che fanno scendere in campo a sostegno del Colle diversi esponenti della società civile ma anche del Partito democratico: via tweet Dario Franceschini invoca la necessità di ritrovare l’unità smarrita e dice ‘verrà il tempo del confronto interno, ma ora ogni divisione tra noi sarebbe imperdonabile’. E Carlo Calenda fa sapere di essere pronto a metterci la faccia e assicura di volersi candidare alle prossime elezioni. Il voto infatti torna ad avvicinarsi e anche Alessandro Di Battista, tra i big pentastellati, mette per iscritto di non voler mollare: ha la valigia in mano ma non appena si aprirà la campagna elettorale – assicura – farà ritorno perché si deve credere e lottare per le proprie idee.
Che dopo l’intesa sul contratto-programma e la squadra di governo, i gialloverdi possano siglare un patto anche elettorale è una domanda che resta senza una risposta netta: ‘Vedremo’, dice Salvini che sembra però guardare ora in particolare agli alleati di centrodestra e soprattutto a Silvio Berlusconi: ‘Se vota il governo Cottarelli addio alleanza: la nota di ieri era la stessa di Renzi’. Forza Italia, che ieri con il Cavaliere ha definito l’impeachment ‘irresponsabile’, chiosa per bocca del portavoce dei gruppi parlamentari azzurri Giorgio Mulè non daremo i voti a un governo tecnico e nemmeno i Cinque Stelle, quindi un governo che nasce già minoritario.
‘E’ inevitabile e urgente ridare la parola agli elettori. Gli italiani devono poter tornare al più presto alle urne, sanando con il voto una crisi politica e istituzionale senza precedenti. E’ evidente quindi che non voteremo un eventuale governo Cottarelli’, scrive su Facebook Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato.
In queste settimane – spiega – il presidente Berlusconi e Forza Italia hanno contribuito con responsabilità alla formazione di un governo per il Paese, anche rinunciando a parteciparvi e annunciando una opposizione costruttiva. Nessuno al pari di noi ha dimostrato, a partire dal 4 marzo, altrettanta abnegazione nell’interesse dell’Italia. Deve riprendere ora il cammino della coalizione di centrodestra, interrotto dall’esito incerto delle politiche ma forte della sua proposta coerente di governo che metterà fine ad anni di esecutivi non scelti dal popolo e cementati solo da interessi e ambizioni di potere. Noi siamo pronti’.
Cottarelli 64 anni, cremonese e un passato da commissario alla spending review durante il governo Letta.
Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università di Siena e con in tasca un master in Economia presso la London School of Economics, nel 1981 Cottarelli muove i primi passi nel Servizio Studi della Banca d’Italia, dove resta in carica fino al 1987, per poi passare, per un anno, al Dipartimento monetario e settore finanziario dell’Eni.
La carriera decolla nel settembre 1988, quando vola a Washington DC per lavorare al Fondo monetario internazionale, dove rimarrà per 25 anni. Dal 2008 al 2013 assume l’incarico di direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fmi, fino a quando Enrico Letta lo nomina commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica durante il suo governo.
L’attività di Mister Forbici, come lo ribattezza allora la stampa, riguarda le spese delle pubbliche amministrazioni, degli enti pubblici, nonché della società controllate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche che non emettono strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati.
Nel 2014, su nomina del Governo Renzi, Cottarelli diventa direttore esecutivo nel board del Fondo Monetario Internazionale. Per questo motivo, lascia l’incarico di commissario alla revisione della spesa. Per Cottarelli è un periodo duro. In un’intervista rilasciata al ‘Corriere della sera’ poco prima del termine dell’incarico parla della difficoltà a relazionarsi con il sistema burocratico. Una cosa che mi ha reso molto difficile il lavoro – confida a Beppe Severgnini – a parte le difficoltà politiche di fronteggiare certi temi, ma quelle ci stanno, è stato il mondo burocratico romano.
Dal 2017 Cottarelli assume l’incarico di direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano. Cottarelli è anche autore di molti saggi sulle politiche e istituzioni fiscali e monetarie, libri sull’inflazione, politica monetaria e tassi di conversione. L’ultimo, per i tipi di Feltrinelli, si intitola ‘I sette peccati capitali dell’economia italiana’.
Da sempre contrario all’uscita dell’Italia dall’euro, Cottarelli non ha mai nascosto perplessità sulle politiche economiche di Bruxelles. Le priorità per l’Italia, le ha suggerite qualche settimana fa, chiarendo anche le sue posizioni sui conti italiani: ‘L’Italia deve approfittare di questa fase di crescita per rafforzare i conti pubblici razionalizzando la spesa. Sennò quando prima o poi le condizioni peggioreranno il debito ricomincerà a salire rispetto al Pil e ripartirà la speculazione contro di noi. I mercati adesso sono calmi perché, oltre all’azione della Bce, l’economia europea e quella italiana crescono. Però possono cambiare idea in fretta al mutare delle condizioni e avere una crisi di fiducia verso i Paesi dal debito alto.