Al momento non esistono evidenze scientifiche che indichino una possibile inefficacia dei vaccini attualmente a disposizione contro il Covid-19 per le varianti che stanno via via emergendo in giro per il mondo. In linea teorica il vaccino base è efficace in tutte le circostanze, un po’ come quello influenzale che viene ‘aggiornato’ secondo i diversi ceppi virali. Tuttavia uno scenario di ulteriori mutazioni non è da escludere, e il mondo scientifico prova a guardare oltre, con l’obiettivo di una efficacia totale anche a fronte delle varie mutazioni che si susseguono e si accumulano col passare delle settimane.
In questa ottica si inserisce lo studio di una società biotech americana che lavora principalmente sulle malattie oncologiche, Gritstone Oncology, sta lavorando a un vaccino contro Sars-CoV-2 che potrebbe funzionare anche contro altri coronavirus. Una sorta di vaccino di seconda generazione che, secondo il Ceo di Gritstone Oncology Andrew Allen, “potrebbde non essere necessario e tutti speriamo sia così, ma pensiamo sia prudente svilupparlo come backstop”.
Negli esperimenti di laboratorio, una delle mutazioni presenti nella variante sudafricana e poi in un’altra mutazione della variante detta brasiliana, ha permesso al virus di evitare gli anticorpi che si sviluppano dopo la malattia, mentre non esistono ancora dati ed evidenze su come la variante interagisca con gli anticorpi prodotti dalla vaccinazione.
Il vaccino Gritstone Oncology si basa su di una tecnologia che utilizza l’apprendimento automatico per prevedere gli antigeni presenti nelle cellule tumorali o quelle infette da un virus, che il sistema immunitario può riconoscere.
Come la prima generazione di vaccini Covid-19, il candidato di Gritstone prende di mira sia la proteina spike sia altri bersagli che potrebbero aiutare a rafforzare l’immunità delle cellule T.
Non si tratta peraltro dell’unico studio in merito. In California si sta lavorando ad un ‘vaccino jolly’, per contrastare anche altri coronavirus che, dagli animali, potrebbero fare il salto di specie all’uomo causando future pandemie. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Science.