“Quello che occorre ora e’ un piano nazionale, che enunci le strategie di ricerca delle infezioni per diversi scopi di sanita’ pubblica e diversi contesti (scuola, lavoro, sanita’, famiglie, popolazione generale, etc), che indichi per ogni scopo il metodo di laboratorio piu’ idoneo, che disegni una architettura dell’intero sistema, per cui i dati raccolti vengono resi disponibili per ulteriori analisi e valutazioni”. Questo e’ uno stralcio dell’appello lanciato dall’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE) in una lettera rivolta al Governo, in cui si sottolinea l’importanza di agire tempestivamente e in modo mirato per affrontare nuovamente la pandemia.
“I dati degli ultimi – si legge sul documento – indicano che anche l’Italia e’ uscita dalla zona comfort, ovvero da una proporzione sotto al 5 percento di positivi ogni 100 tamponi eseguiti e tali risultati non sono certo rassicuranti. L’infezione circola in modo vigoroso ed il numero degli infetti identificati cresce quotidianamente, ma circa due terzi degli infetti identificati ora sono senza sintomi, questo dimostra che la ricerca attiva in atto consente di intercettare persone con infezione prima che manifestino i sintomi della malattia, mentre nello scorso marzo la presenza di uno stato di malattia conclamata era il criterio per effettuare gli accertamenti”. Come ribadiscono gli esperti, identificare precocemente le infezioni e i potenziali focolai epidemici riduce significativamente le catene di trasmissione. “Le strategie da disegnare devono includere la ricerca attiva delle infezioni – sostiene l’AIE – il contact tracing e lo screening organizzato. Identificare tempestivamente i positivi deve essere la priorita’ nazionale. Ma la corsa al tampone non puo’ essere lasciata senza governo, perche’ non ci sono ne’ tamponi diagnostici, ne’ strutture per tutti e i test vanno ripetuti. In questa situazione i governi locali o anche le singole strutture hanno acquistato e offrono diversi tipi di test, quello che manca e’ una gestione a livello nazionale”. Sono infatti diverse le soluzioni di screening di cui si dispone attualmente, dal tampone faringeo alla ricerca del genoma virale, fino ai test antigenici e sierologici.
“Ogni esame presenta delle caratteristiche specifiche – precisano gli autori – per cui deve essere condotto con uno scopo preciso e deve godere di un piano di applicazione nella popolazione. Esistono diversi esempi in altri Paesi, localizzati, di strategie di ricerca delle infezioni. E’ necessario governare in modo organizzato, coordinato e sostenibile tra le varie aree del Paese gli accertamenti di infezione”. L’appello all’AIE nasce dunque dall’esigenza di adottare un piano nazionale condiviso che enunci le strategie di ricerca delle infezioni per diversi scopi di sanita’ pubblica e diversi contesti, tarato in modo da indicare per ogni scopo il metodo di laboratorio piu’ idoneo a disegnare un’architettura dell’intero sistema. “All’interno del piano nazionale – concludono gli epidemiologi – devono muoversi le Regioni, con approcci confrontabili in situazioni omogenee, in modo da convergere su una strategia univoca che renda i dati sulle curve epidemiche leggibili e interpretabili. Abbiamo gli strumenti e la competenza per una risposta coordinata ed efficace”.