Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, è intervenuto a ‘Porta a porta’ per fare il punto sull’emergenza coronavirus, offrendo un assaggio di cosa ci potremo aspettare nelle prossime settimane in vista delle festività natalizie. Miozzo è stato perentorio: ‘Se anche la curva dovesse scendere nelle prossime settimane, noi un Natale tradizionale ce lo dobbiamo scordare. Possiamo immaginare un Natale più sereno, più legato alle tradizioni squisitamente familiari’.
Sull’andamento dell’epidemia in Italia, Miozzo ha detto che stiamo assistendo a una stabilizzazione della curva anche se l’impatto è ancora ‘molto pesante, i numeri sono molto forti’. Lo testimoniano le centinaia di vittime che abbiamo tutti i giorni che ci stanno a ricordare che siamo ancora nel pieno del problema.
Allo scadere del Dpcm attualmente in vigore, Miozzo immagina che dopo il 4 dicembre negozi e ristoranti potranno probabilmente ritornare ad una seminormalità se rispetteranno quelle regole, respingendo fermamente il ‘liberi tutti’.
Quanto alla situazione in Calabria, Miozzo ha dato la sua benedizione a Gino Strada, che secondo lui potrà fare un buon lavoro: ‘Di fatto a Gino Strada e ad Emergency è stato chiesto dalla Protezione civile e dal ministro Boccia di intervenire a supporto dalla sanità calabrese, in un’area che in fondo lui conosce molto bene’.
Quello del Natale è un tema che preoccupa anche i governatori delle regioni. Più guardingo Alberto Cirio (Piemonte), più ottimisti Attilio Fontana e Giovanni Toti.
Dopo la Conferenza delle Regioni che ha bocciato i 21 parametri per le fasce di rischio, ritenuti ‘inadeguati’, e ha proposto di farli scendere a cinque, oggi è in calendario il confronto con il Governo. Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia ha convocato una riunione in videoconferenza. Sul tavolo la discussione sugli indicatori previsti per stabilire le zone, gialla, rossa o arancione. Un faccia a faccia che arriva alla vigilia della cabina di monitoraggio di venerdì in cui potrebbero arrivare nuovi verdetti con il ‘restyling’ della mappa colorata dello Stivale.
E’ partita la mediazione tra l’Esecutivo e i governatori, che puntano ad un graduale allentamento delle misure in vista del Natale: una data a ridosso della quale potrebbe essere previsto un Dpcm ad hoc.
Proposte per la revisione sulla classificazione delle zone e misure variabili a seconda delle province, premiando quelle virtuose anche all’interno di regioni rosse o arancioni e chiudendo in anticipo quelle più a rischio. E c’è anche chi aumenta la stretta ora, per scongiurare le Feste in lockdown.
La linea del Governo resta quella dell’ascolto, ma senza alcuna intenzione di modificare il sistema di monitoraggio. Regioni che sono state interpellate anche dal Commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, il quale ha inviato loro le richieste per il Piano vaccini: riguarderà prima gli ospedali e le Rsa, per un totale di circa 1,7 milioni di persone. Per le successive somministrazioni su larga scala, invece, il piano prevede l’utilizzo di drive-through.
Lo stesso premier, Giuseppe Conte, è tornato sui 21 indicatori che determinano la classificazione in zone rosse, arancioni o gialle, chiarendo: ‘il sistema per parametri ci consente interventi mirati e di introdurre misure restrittive che siano limitate nel tempo e ben dosate sull’effettivo livello di rischio dei territori’. I criteri non dovrebbero dunque subire modificazioni, così come avevano chiesto gli stessi governatori in una Conferenza delle Regioni, chiedendo un incontro urgente con il Governo. Il confronto ci sarà ma è lo stesso Boccia a spiegare che ‘non bisogna politicizzare i parametri perché sarebbe un errore renderli discrezionali senza il conforto della comunità scientifica’.
Con il countdown in vista delle feste natalizie, non si può escludere che il Dpcm in scadenza il 3 dicembre possa essere prolungato per qualche altra settimana. Poi, potrebbe avvicendarsi un nuovo decreto ad hoc a ridosso del Natale. Tra le ipotesi – per non mortificare i consumi – ci sarebbe la possibilità di tenere i negozi per lo shopping aperti anche di sera tardi, per spalmare le entrate dei clienti e favorire comunque il commercio. Nel frattempo sul tavolo, tra le iniziative lanciate dalle Regioni c’è l’accelerazione dei tempi sulla revisione dell’assegnazione delle zone, in particolare per la promozione verso quelle meno restrittive (attualmente la forbice di tempo minimo è due settimane) e l’allentamento delle misure in quelle province dei territori della ‘red zone’ che hanno però dati più confortanti.
Il confronto fra Regioni e Palazzo Chigi continua ad essere serrato. Per il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, il suo pensiero è in linea con quello del capo dell’esecutivo: ‘I 21 indicatori sono necessari, sono a tutela della salute di tutti noi’. E sulla proposta delle Regioni di ridurre i parametri, rilascia un’apertura: ‘Se la cabina di regia accerterà che si possono fare delle modifiche, si faranno’. Poi lancia un appello: ‘Quello che non dobbiamo fare è politicizzare gli indicatori, ci deve essere una valutazione oggettiva’. Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo, afferma: ‘L’algoritmo è un po’ un mistero di Fatima, semplifichiamo e rendiamo trasparente questo percorso, per far capire meglio anche ai cittadini le scelte’. Sta di fatto che si avvicinano a grandi passi le festività natalizie. E i governatori, spesso abituati a fare fronte comune, in questo caso, non la vedono allo stesso modo.
Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera al ministro Speranza per chiedere “l’adozione di un provvedimento che inserisca esclusivamente i territori delle province di Foggia e di Bat nella cosiddetta “zona rossa”, in quanto caratterizzati da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto”.
Il piemontese Cirio, pur specificando che ‘noi vogliamo vivere un Natale normale’, lancia l’allarme: ‘Se immaginiamo di viverlo così come qualcuno ha vissuto le settimane dell’estate, noi a gennaio-febbraio torneremo in questa situazione e non possiamo permetterlo’. Non la pensano così, invece, Fontana e Toti. Il governatore della Lombardia specifica: ‘È importante che il Natale venga vissuto con una certa libertà. Se rinviamo, c’è il rischio che ci siano conseguenze. Meglio un po’ di cautela all’inizio che dover rincorrere una ripartenza del virus. Cercando di metterci in sicurezza’.
Anche Toti è possibilista: ‘Troppi catastrofisti. Qualcuno sembra quasi provare un sottile piacere nel pronosticare un Natale cupo, chiusi in casa e lontani dagli affetti più cari. Noi faremo di tutto per poter fare un Natale il più normale possibile, ovviamente in sicurezza’. Ma ci sarà da pensare al confronto con il Governo, perché i parametri e i colori dell’Italia potrebbero subire altre variazioni.