Il governo starebbe pensando a una nuova serie di misure anti Covid in vista delle vacanze natalizie. Tali restrizioni dovrebbero essere messe nero su bianco attraverso un nuovo Dpcm. Lo avrebbero riferito fonti di governo che aggiungono che lo strumento legislativo che verrà adottato, non è escluso già in serata, dovrebbe prevedere un altro giro di vite sui giorni di festività.
Le misure, considerate ora insufficienti, sugli imminenti giorni festivi erano state emanate in un decreto ad hoc, che aveva ‘integrato’ l’ultimo Dpcm.
La scelta, se confermata, servirebbe per provare ad arginare con maggiore intensità una eventuale terza ondata di contagi a gennaio. La maggior parte degli esperti sanitari non ha dubbi sul fatto che, se si vedranno nelle prossime settimane assembramenti come quelli che si sono visti nello scorso weekend in varie città d’Italia, a inizio 2021 ci sarà una nuova impennata di casi e, di conseguenza, di decessi.
Nel frattempo anche alcune regioni hanno sposato la linea ‘intransigente’ del ministro della salute Roberto Speranza in tema di spostamenti. A guidare i governatori favorevoli a una zona rossa nazionale in vista delle festività c’è Luca Zaia, che negli ultimi giorni ha visto la regione da lui amministrata in affanno sul fronte coronavirus.
D’accordo con Zaia e Speranza, come riferito dall’Ansa, ci sono al momento, oltre al ministro Francesco Boccia, i rappresentanti di Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise e Marche.
Luca Zaia, governatore del Veneto, lancia l’appello al governo, chiedendo misure anti Covid più restrittive in vista delle feste. Servono misure da zona rossa per tutte le vacanze di Natale, almeno fino alla Befana: questo il sunto delle richieste di Zaia, come riferisce l’Ansa, che racconta che l’esponente leghista ha assunto tale posizione netta nel corso della riunione tra governo e Regioni. La linea di Zaia è condivisa dal ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia e da quello della Salute Roberto Speranza, oltreché dai rappresentanti di Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise e Marche.
Nelle festività servono restrizioni massime, se non le fa il governo le facciamo noi – ha detto Zaia -. Se non chiudiamo tutto adesso ci ritroveremo a gennaio a ripartire con un plateau troppo alto”.
Parole che fanno il paio con quelle rilasciate nella giornata di ieri sempre dal presidente del Veneto che ha commentato i numeri preoccupanti della regione da lui amministrata. Nella fattispecie il Veneto, martedì 15 dicembre, ha registrato 165 decessi in sole 24 ore, superando il giorno ‘nero’ del 10 dicembre, quando i morti furono 148.
Guardando invece ai dati aggiornati del 16 dicembre questa la situazione descritta dal bollettino regionale: 3.817 i nuovi contagi e 77 i morti. Il totale dei positivi in regione dall’inizio dell”epidemia sale così a 200.607, il numero dei decessi a 5.069. Cala leggermente la pressione sugli ospedali: in area medica sono ricoverati 2.945 malati Covid (-6), in terapia intensiva 372 (-1). Gli attuali positivi sono 94.225 contro i 92.690 di ieri (+1.535). Le persone guarite dal virus sono 101.313.
Il governatore non ha usato mezze misure per descrivere l’emergenza, parlando di situazione ospedaliera ‘assolutamente pesante’ sottolineando che i problemi più grossi relativi ai ricoveri non sono al momento quelli legati alle terapie intensive, bensì a quelli dei reparti non critici che comunque possono provocare danni drammatici dal punto di vista sanitario.
“L’ospedale rischia di essere la punta più acuta di un iceberg”, ha aggiunto Zaia. A fargli eco l’immunologa dell’Università di Padova, Antonella Viola, che ha dichiarato ad Agorà, su Rai Tre, che “il Veneto è l’unica regione in cui la strategia dei 21 parametri non sta funzionando, perché da noi le restrizioni non ci sono state, e siamo partiti da un livello di contagi