Covid tra Natale e quarta ondata

Il sistema green pass non piace a tutti, ma è sotto gli occhi di tutti, Europa in primis, che sta funzionando, tanto che diversi nostri vicini europei guardano al modello Draghi con l’idea di introdurre qualcosa di simile anche nei loro Paesi. In piena quarta ondata Covid – che, lo ricordiamo, in Italia sarebbe in realtà la quinta perché siamo avanti di una – la pandemia torna a preoccupare l’Europa.

In Italia la situazione è decisamente migliore e al momento sotto controllo, perché nonostante un lieve rialzo dei contagi, comunque atteso, restano stabili i ricoveri e le terapie intensive, vero dato cruciale da monitorare.

Con il virus l’Italia sta riuscendo a convivere, senza eccessiva pressione sul sistema sanitario nazionale, proprio grazie al mix di misure messe in campo: prima fra tutte la campagna vaccinale che ci pone tra i primi in Europa; seconda, le riaperture graduali e il green pass, che sbarrano l’accesso soprattutto ai luoghi chiusi a chi non è protetto.

“Stiamo vivendo la quarta ondata che sta investendo l’Italia in forma meno grave rispetto agli altri Paesi europei. Abbiamo una percentuale di vaccinati molto più alta rispetto ad altre nazioni e abbiamo la diagnostica, il green pass si ottiene con la vaccinazione o con il test rapido che consente di scovare contagi sommersi. I numeri continueranno a salire, ma sono bassi i numeri di chi va in ospedale e dei decessi. Essere positivi non significa essere malati“, ha sottolineato il sottosegretario alla Salute Sileri ospite di Mara Venier a Domenica In.

Tutti si chiedono a questo punto che Natale sarà. “Libero”, dice. Ora che è stata “quasi raggiunta” l’immunità di gregge in Italia, grazie all’alto tasso di vaccinazione, le condizioni sono buone. Quanto alla terza dose, “è probabile” in futuro anche per gli under 40.

Intanto, dal 1° dicembre partiranno già le terze dosi per la fascia 40-60 anni, per coloro che hanno ottenuto la seconda dose da oltre 6 mesi. Quando farla? 6 mesi dopo non significa, chiarisce Sileri, “che si debba correre dopo 6 mesi ed un giorno. Se si è più giovani, si può anche aspettare un po’ ma va fatta”.

Questa settimana invece verrà firmato il decreto che obbliga il personale sanitario ad effettuare il richiamo. La terza dose sarà obbligatoria anche per tutti i lavoratori esterni che accedono alle Rsa.

Anche il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto a Che Tempo Che Fa da Fabio Fazio, ha ribadito che al momento non è prevista l’adozione di nuove misure restrittive. “Da diverse settimane in Europa c’è una fase di peggioramento del quadro epidemiologico, era atteso: in autunno e inverno si sta molto al chiuso, c’è maggiore facilità di avere occasioni di contagio. In questa fase le precauzioni sono decisive. Anche in Italia c’è una crescita del contagio che deve portarci ad alzare il livello di attenzione. Ma in questo momento manteniamo le regole esistenti”.

La vera differenza, sottolinea Speranza, sta nel tasso di vaccinazione: “I nostri numeri sono tra i migliori a livello europeo e mondiali”. Ad oggi, l’86,75% degli over 12 ha fatto la prima dose, l’84,12% ha completato il ciclo di vaccinazione.

Come sarà il Natale dipende “da noi”, prosegue il ministro. “L’indice Rt e l’incidenza che ci saranno tra 10 giorni non sono già decisi, dipendono da noi. I fattori essenziali sono la campagna di vaccinazione – il richiamo è fondamentale – e le modalità comportamentali corrette possiamo evitare le restrizioni. La stragrande maggioranza degli italiani in questi mesi è stata straordinaria”.

E lancia un messaggio: “Nelle prossime settimane arriva una curva insidiosa, non possiamo pensare che quello che accade in Germania, Francia o Austria non ci riguardi. Dobbiamo alzare l’attenzione, devono farle le istituzioni ma poi c’è un ruolo determinante delle persone. E’ il momento di usare la mascherina, di avere più cautela nel distanziamento e di fare la dose di richiamo“.

Ma su un aspetto Speranza vuole fare chiarezza: l’Italia cura tutti, non c’è spazio per i dubbi in questo senso nei confronti dei non vaccinati, come invece sta avvenendo in altri Paesi, come Singapore. “Se una persona sta male, va curata. Non conta se uno è ricco, il colore della pelle, dove è nato. Non conta nemmeno se è vaccinato”. Il ministro esclude in maniera categorica la possibilità di cure a pagamento per i cittadini non vaccinati: “Il Paese deve difendere il proprio impianto universalista, questo non è negoziabile”.

Non c’è dubbio che dobbiamo monitorare il quadro epidemiologico, ma il paragone con altri Paesi, come l’Austria, che vara il lockdown per i non vaccinati, “non può tenere”: l’Austria, spiega Speranza, ha 9 milioni di abitanti e ha 13mila casi, l’Italia ha 60 milioni di abitanti e ha avuto 8.500 casi. “C’è una differenza marcata: noi dobbiamo continuare a verificare l’evoluzione della curva, come abbiamo fatto in questi mesi, adeguiamo le misure alla curva epidemiologica. Abbiamo bisogno che tutte le persone vaccinate vadano a farsi il richiamo dopo 6 mesi per alzare il livello di protezione”.

Il piano del governo per Natale

La spinta del governo è tutta sui vaccini, e sulle terze dosi, assolutamente essenziali per tutti coloro che abbiano concluso il ciclo vaccinale già da 6 mesi. “Abbiamo la possibilità di contenere l’aumento dei contagi, dobbiamo insistere sulla vaccinazione e sul rispetto dei comportamenti individuali e sociali”, ha rimarcato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro.

Anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha detto che “non ci possiamo permettere di vivere con gli esercizi commerciali che non stanno a regime“. Il punto chiave restano, come ormai evidente, i vaccini. I confronti con lo stesso periodo dello scorso anno indicano senza dubbio alcuno che la pandemia è sotto controllo grazie alle somministrazioni.

Intanto, anche se non c’è ancora nulla di definito, il governo sembra intenzionato a rivedere le regole del green pass, sia in merito alla loro durata sia per quanto riguarda la validità tramite tamponi.

Resta per ora confermato il sistema a colori delle Regioni e i relativi parametri, cioè incidenza dei contagi e occupazione dei letti nei reparti di area medica e in terapia intensiva.

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