Il sostituto pg della Cassazione, Nando Iacoviello, ha chiesto la riduzione delle pene per gli imputati del crac Cirio, tra i quali l’ex patron della Lazio, Sergio Cragnotti, e l’ex presidente della Banca di Roma, Cesare Geronzi, condannati in appello il primo a otto anni e otto mesi di reclusione, il secondo a quattro anni. Anche se non quantificato, è più sostanzioso l’alleggerimento di pena chiesto per Geronzi, per il quale è stato chiesto l’annullamento senza rinvio per la vicenda Eurolat.
Per quanto riguarda invece la posizione di Cragnotti, il pg Iacoviello ha chiesto l’annullamento senza rinvio solo per uno dei capi di imputazione, quello relativo ai finanziamenti dati alla Lazio.
Per i rimanenti capi d’imputazione, il pg ha chiesto l’inammissibilità del ricorso. Per quanto ancora riguarda Geronzi e gli altri ex funzionari della Banca di Roma Pietro Celestino Locati e Antonio Nottola, il pg ha chiesto, oltre all’annullamento senza rinvio del capo relativo ad Eurolat e di altre imputazioni, anche la conferma della bancarotta per distrazione per la vicenda Bombril, relativa alla partecipazione di Banca di Roma nella società lussemburghese del gruppo Cragnotti.
Ad avviso del pg, in generale, non basta il consenso della banca all’operazione di finanziamento richiesta dall’imprenditore per considerare Geronzi come colui che ha consentito alla distrazione tramite l’autorizzazione all’operazione. Diversamente, ha proseguito Iacoviello, sarebbe come ritenere responsabile di un omicidio anche la persona che ha gonfiato le gomme o ha rifornito di benzina la macchina usata da altri per andare a compiere un delitto.
Gli altri imputati sono Andrea Cragnotti, che in appello ha avuto due anni e quattro mesi, Filippo Fucile, genero di Cragnotti (condannato in appello a tre anni e 10 mesi), Ettore Quadrani, consigliere Cirio condannato in appello a tre anni e quattro mesi. Gli ex funzionari della Banca di Roma, Locati e Nottola, sono stati condannati in appello entrambi a due anni.
Per Elisabetta e Massimo Cragnotti è invece già stata dichiarata prescritta in appello la bancarotta preferenziale. I ricorsi delle difese contestano il verdetto emesso il 10 aprile 2015 dalla corte d’appello di Roma per il crack da circa 1.100 milioni di euro per il quale le indagini sono iniziate nel 2003-2004.