A piu’ di tredici anni dal crack da tredici milioni del gruppo tessile Miraglia e dopo un processo durato oltre dieci anni, la quarta sezione del tribunale di Palermo ha condannato nella notte cinque dei sette imputati della bancarotta fraudolenta che aveva portato alla chiusura dei negozi e al licenziamento di decine di lavoratori. Dopo oltre nove ore di camera di consiglio, a mezzanotte passata, il collegio presieduto da Bruno Fasciana e’ andato oltre le richieste della Procura per il patron dell’azienda, Lucio Miraglia, infliggendogli sette anni e mezzo, contro i sei richiesti; sei anni sono stati dati a Giancarlo Ciacciofera e cinque e 4 mesi a Carlo Sorci (per entrambi la richiesta era di sei) due a Maria Pia D’Addelfio e tre anni a Vittorio Passaro.
Assolti solo Francesco e Anna Mocciaro. L’indagine della Guardia di Finanza accerto’ una distrazione di beni aziendali per circa tredici milioni di euro a danno dell’Erario e dei creditori, ma anche numerosi reati societari, fallimentari e fiscali. Nell’inchiesta vennero coinvolte varie societa’ del gruppo Miraglia che, secondo la Procura, sarebbero servite per complesse operazioni finalizzate a spostare importanti patrimoni mobiliari ed immobiliari, per evitare le procedure fallimentari gia’ avviate per alcune delle aziende del gruppo.