Troppo alta la posta in gioco, troppo elevato il rischio di contagio. La finanza continua ad essere salvata da denaro pubblico, anche in Svizzera.
Fusione Ubs-Credit Suisse
UBS, colosso svizzero da 60 miliardi di franchi svizzeri di capitalizzazione, ha acquistato domenica l’eterno rivale Credit Suisse, che dopo anni di scandali era stato oggetto di forti vendite in Borsa in seguito alle parole con cui il suo principale azionista ha escluso ulteriore supporto la scorsa settimana. Le discussioni per il matrimonio dei due istituti sono state avviate congiuntamente dal Governo, dall’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) e della Banca nazionale svizzera (BNS), che si sono impegnate per arrivare a una soluzione prima dell’apertura dei mercati di lunedì mattina.
Così le prime due banche svizzere, le cui sedi si trovano l’una di fronte all’altra nella centrale Paradeplatz di Zurigo, celebrano, dopo anni di antagonismo, il loro matrimonio con un evento storico per la Svizzera e per la finanza globale. Diverso anche il modo in cui hanno annunciato il deal: l’annuncio del compratore si intitola “UBS to acquire Credit Suisse”, quello della banca in difficoltà “Credit Suisse and UBS to Merge”.
Salvataggio di Stato
Un’operazione che conferma quanto fosse alto il rischio di un fallimento di Credit Suisse. Talmente alto da spingere un colosso come Ubs a rilevare quel rischio, con la copertura finanziaria della Banca centrale svizzera e quella politica del Consiglio federale. Dunque un’operazione di sistema sostenuta con i soldi pubblici, indispensabili quando la posta in gioco è troppo alta. Ancora una volta, come per il caso americano nei primi anni duemila, l’unica soluzione possibile di fronte a un disastro finanziario, costruito sulla pessima gestione e l’assenza di controlli, segue uno schema consolidato: una grande banca si muove utilizzando risorse non sue e attingendo dalle casse di uno Stato.
Lo schema di salvataggio
In base ai termini dell’operazione basata totalmente su azioni, gli azionisti di Credit Suisse riceveranno 1 azione UBS ogni 22,48 azioni Credit Suisse detenute, pari a CHF 0,76/azione per un corrispettivo totale di 3 miliardi di franchi svizzeri, ben al di sotto delle capitalizzazione in Borsa di venerdì. UBS beneficia anche di una protezione dai ribassi di CHF 25 miliardi dalla transazione per sostenere gli adeguamenti dei prezzi di acquisto e i costi di ristrutturazione e un’ulteriore protezione dai ribassi del 50% sugli asset non core.
Il nuovo colosso
Si prevede che la combinazione creerà un business con oltre 5 trilioni di dollari di asset investiti totali. Rafforzerà ulteriormente la posizione di UBS quale principale gestore patrimoniale globale con sede in Svizzera, con oltre 3,4 trilioni di dollari di asset investiti su base combinata. Inoltre, la transazione rafforza la posizione di UBS come banca universale leader in Svizzera. Le attività combinate diventeranno un asset manager leader in Europa, con un patrimonio investito di oltre 1,5 trilioni di dollari.
Si prevede che la combinazione delle due attività genererà un tasso annuo di riduzione dei costi di oltre 8 miliardi di dollari entro il 2027. UBS prevede che la transazione accresca l’EPS entro il 2027 e che la banca rimanga capitalizzata ben al di sopra del suo obiettivo del 13%.
Il sostegno di BNS
- La Banca nazionale svizzera (BNS) ha affermato che “è stata trovata una soluzione per assicurare la stabilità finanziaria e tutelare l’economia svizzera in questa situazione straordinaria” e ha comunicato che Credit Suisse e UBS possono ottenere un sostegno di liquidità sotto forma di prestito con privilegio nel fallimento per un ammontare massimo complessivo di 100 miliardi di franchi. Oltre a ciò, e sulla base dell’ordinanza di necessità del Consiglio federale, la BNS può concedere a Credit Suisse un sostegno di liquidità sotto forma di prestito assistito da garanzia della Confederazione contro il rischio di insolvenza per un ammontare massimo di 100 miliardi di franchi.