Cresce il fronte per il Senato elettivo

Si infuoca la battaglia sulle riforme mentre la minoranza Pd preme sul Senato elettivo. Sono 513.449 gli emendamenti al disegno di legge sulla revisione della Parte II della Costituzione, presentati alla Commissione Affari Costituzionali.  Il gruppo che ne ha presentati di più è la Lega Nord mentre ai cosiddetti verdiniani va il record per il numero più basso. Di seguito la ripartizione completa tra i vari gruppi:

  • -Lega Nord: 510.293
  • – Forza Italia: 1.075
  • – Gruppo Misto, componente Sel: 1.043
  • – Gruppo Misto, componente Fare: 259
  • – Gruppo Grandi Autonomie e Libertà: 215
  • – Movimento 5 Stelle: 194
  • – Conservatori e Riformisti: 124
  • – Gruppo Misto, componente Movimento X: 75
  • – Partito Democratico: 63
  • – Gruppo per le Autonomie (Svp – Iv – Patt -Upt) Psi- Maie: 45
  • – Gruppo Misto: 30
  • – Gruppo misto, componente l’Altra Europa con Tsipras: 20
  • – Area Popolare (Ncd-Udc): 11
  • – Alleanza Liberalpopolare Autonomie: 3. 

Vi sarebbero dunque le condizioni per un’intesa ampia, afferma il senatore Vannino Chiti della minoranza Pd: ‘Come si vede, sul pieno superamento del bicameralismo paritario, che non mortifichi però la sovranità dei cittadini e il ruolo di garanzia e rappresentanza dei territori del futuro Senato, vari gruppi parlamentari concordano, sottolinea il senatore della minoranza del Pd. E’ una questione non riducibile ai luoghi comuni di certa politica e di certa stampa su una lotta interna al Pd. 28 senatori Pd e 12 senatori del gruppo delle Autonomie, che fanno parte della maggioranza che sostiene il governo, Sel e M5S, Lega e Forza Italia si ritrovano su questa impostazione. Vi sarebbero dunque le condizioni per un’intesa ampia, che farebbe marciare con sicurezza dei tempi e coerenza di contenuti la riforma costituzionale. Ancora una volta la strada da praticare, e non da annunciare in modo propagandistico, è quella del dialogo, del confronto aperto e non quella di arroganti chiusure. Il fatto nuovo è una legge elettorale in cui si arriva, purtroppo, ad un Camera dominata da un solo partito e fatta prevalentemente di nominati’. Con quella legge elettorale c’è bisogno di un Senato in cui si restituisca la parola ai cittadini per scegliere i senatori,   afferma l’ex capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza:  ‘Le riforme possono e devono andare avanti ma con questa modifica’. Il deposito degli emendamenti rivela un’ampia convergenza sull’elettività diretta del nuovo Senato. Su questa posizione si incontrano forze di opposizione come FI, M5S, Lega e senatori che sostengono la maggioranza di governo come quelli delle Autonomie e i trenta parlamentari del Pd. A favore dell’elettività indiretta ci sono solo i senatori di Ncd e un’ottantina di senatori del Pd molti dei quali cambierebbero volentieri posizione a fronte di un’apertura di Renzi. Il senatore Pd Miguel Gotor, esponente della sinistra Pd, afferma invece che il deposito degli emendamenti rivela l’esistenza di un’ampia maggioranza a favore della riforma del bicameralismo perfetto con la nascita di un nuovo Senato delle Autonomie, il taglio di 200 senatori, un unico rapporto fiduciario con il governo demandato alla sola Camera dei deputati. Ma di apertura al Senato elettivo per ora al Nazareno non si parla. Siamo sempre disponibili a migliorare il testo, scandisce Lorenzo Guerini, ma sono possibili cambiamenti purché non riportino al punto zero il cammino della riforma. Per intendersi, spiegano i renziani, è possibile discutere del ‘lodo Quagliariello’, con l’introduzione di listini dedicati ai senatori nel voto per le regionali. Di questo il Pd parlerà anche con Forza Italia, dice Debora Serracchiani. Perché, appurato che si prepara un attacco senza precedenti, denuncia Andrea Marcucci, contro le riforme e il governo Renzi, la partita vera deve ancora iniziare. Ci sarà il dialogo con tutti i partiti. E poi a settembre se anche FI si compattasse con la minoranza Pd, la maggioranza,   assicurano i renziani, riuscirà ad avere i numeri per bocciare gli emendamenti e approvare le riforme. Renzi lo dichiara in direzione Pd, davanti a una platea in cui siedono Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Roberto Speranza: “Nel prossimo anno si completerà un percorso di riforme dalla potenza impressionante”. L’obiettivo, ribadisce il premier, è farlo con l’unità del Pd. Così come unità viene chiesta al partito nella preparazione del ‘masterplan’ che sarà presentato a settembre prima della legge di stabilità per il Sud. Non sottovaluto, dice Renzi, il dissenso espresso in questi mesi in Parlamento dalla minoranza. Ma il sospetto è che si voglia strumentalizzare la discussione nel merito dei diversi temi, dal Sud alle riforme,a fini correntizi interni. Questo è un errore. Un errore, assicurano i suoi, a cui non ci si piegherà e che è destinato al fallimento. Anche perché, sono sicuri, alla prova dei fatti le fila della minoranza si assottiglieranno.

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