Non va in porto la forzatura della Lega: il calendario della crisi sarà votato domani, martedì 13 agosto, dal Senato, dopo che la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama non ha ottenuto l’unanimità sulle tempistiche di convocazione dell’Aula, come aveva espressamente richiesto prima dell’incontro la presidente Elisabetta Casellati. E dunque l’intervento in Parlamento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che Matteo Salvini sollecitava entro Ferragosto, avverrà invece dopo il ponte festivo, presumibilmente martedì 20 agosto, sempre al Senato.
La capigruppo – con il voto di M5s, Pd e Misto – ha fissato per martedì 20 agosto le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il conseguente voto sulla mozione di sfiducia della Lega. Ma sul calendario dovrà votare domani alle 18 l’Aula per una decisione della presidente Casellati fortemente criticata da Cinque Stelle e Dem. Il centrodestra, tornato unito intorno alla Lega, aveva infatti chiesto il dibattito dal 14 agosto. Tornato a Roma dalla Sicilia, Salvini riunisce i parlamentari della Lega: ‘Pronto a ritirare la delegazione dal governo? Pronto a tutto’. “Non siamo attaccati alle poltrone, lo vedrete presto…”, dice il leader leghista. “Mi affido alla saggezza del Presidente della Repubblica: è evidente che non c’è un’altra maggioranza.
La data però va confermata appunto da Palazzo Madama, ma a questo punto è difficile che la Lega trovi i numeri per accelerare i tempi e ufficializzare velocemente la crisi, con conseguente scioglimento delle Camere (sempre nelle intenzioni del Carroccio) e ritorno alle urne. Se infatti il centrodestra fosse anche al completo, come annunciato, Lega, FI e FdI potrebbero contare su 136 voti, a cui si potrebbero aggiungere i due del Maie, arrivando così a quota 138. Il fronte opposto sulla carta ha invece la maggioranza: sono 107 i senatori 5S, 51 quelli Pd e una decina quelli del Misto, fra cui i 4 senatori di LeU, per un totale di 168 voti. Restano da attribuire i 6 voti del gruppo delle Autonomie, che però in questo caso non faranno la differenza.
Gli scenari possibili sono ancora tutti aperti: nelle ultime ore però, dopo la voci di un possibile “accordo” tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico per un governo di responsabilità, allo scopo di votare la manovra evitando la clausola dell’Iva, l’intesa sembra non più così sicura. Il Pd infatti è spaccato, col fronte renziano che vorrebbe evitare il voto per neutralizzare Salvini, e il segretario Zingaretti che invece accetterebbe più volentieri la sfida delle urne. Lo stesso Luigi Di Maio non ha confermato le indiscrezioni in questa direzione: “Salvini – ha detto polemicamente il capo politico grillino, attaccando il suo ormai ex alleato – non ha tradito il movimento o Conte, ma milioni di italiani a cui per 14 mesi aveva detto che non guardava i sondaggi. Ha tradito il contratto di governo per i suoi interessi”.
Loredana De Petris (Leu), denuncia la scelta di ‘piegare il regolamento a chi ha deciso dalla spiaggia, attentando alla possibilità dei senatori di svolgere il proprio mandato’. Secondo la presidente dei senatori di Fi Anna Maria Bernini, invece, ‘le comunicazioni fanno parte di un traccheggiamento di M5s e Pd per creare una rampa di lancio per un Conte bis o un nuovo governo. Il Pd dica subito se vuole votare a favore della mozione di sfiducia a Conte o creare un nuovo governo. Noi non vogliamo creare accordicchi di palazzo. Casellati ha seguito il percorso giusto’.
Nasce una nuova maggioranza M5s-Pd-Leu? ‘Quando si vedranno i voti sulla sfiducia capiremo. Fi e Fdi sono sempre stati coerenti. E’ giusto che domani l’Aula voti sul calendario, anche se sembriamo non avere numeri’. ‘Nessuno vuole sedersi al tavolo con Renzi. Sento parlare di aperture o di chiusure ma il M5s vuole solo una cosa: che si apra al taglio dei parlamentari. Ci aspettiamo che la Camera possa votare la legge’, è la posizione che Luigi Di Maio ha presentato invece in una diratta su Fb, nella quale ha accusato Salvini di ‘mettere a rischio l’Italia, portando il Paese all’esercizio provvisorio’.
“Mattarella è l’unico che decide quando e se andare a votare – ha continuato il ministro del Lavoro – Già è surreale che ci debba essere crisi a Ferragosto. Ai cittadini viene scaricata addosso la preoccupazione non delle elezioni ma di una crisi che colpirà misure per loro importanti. Un governo non si insedierà prima di dicembre: salterà tutto quello che abbiamo fatto, quindi reddito, quota 100… Stiamo parlando del futuro del nostro Paese”.