Giuseppe Conte e M5s aprono una crisi per il perenne crollo di consensi delineato anche da tutti i sondaggi elettorali. A questo si univano i gruppi parlamentari sbriciolati fra ala sinistra e ala moderata con ulteriori addii di deputati e senatori. Conte facendo sponda sui subbugli anti Draghi montanti sempre più nei gruppi parlamentari – ha di fatto staccato la spina al governo Draghi.
Il gruppo M5s al Senato ha semplicemente non partecipato al voto sul decreto Aiuti, senza sfiduciare il governo per carità – quello che a Palazzo Madama ha sancito di fatto l’apertura di una crisi di governo.
Le intenzioni vere – seppure spesso recondite ovvero non esplicitate dei grillini – si rintracciano nelle parole con cui il presidente del gruppo M5s al Senato, Domenica Castellone, ha motivato il non voto dei Pentastellati: questione termovalorizzatore a Roma inserito nel dl Aiuti, superbonus non salvato secondo i pentastellati, reddito di cittadinanza progressivamente limato e segato, misure del dl Aiuti non all’altezza della crisi, punti programmatici consegnati da Conte a Draghi che non hanno sortito provvedimenti reali ecc.
Insomma, una gragnuola di critiche che, per portata e merito, implicano di fatto una decisione di andare in sostanza all’opposizione, ma senza annunciarlo esplicitamente per cercare di mandare la palla in tribuna in attesa di vedere che cosa succede.
Con un obiettivo politico, ovvero elettorale: sfilarsi ora a pochi mesi dalle elezioni per presentarsi al voto in maniera candidamente opportunistica sbandierando slogan del genere: il governo non ha preso decisioni di ampia portata per famiglie e imprese alle prese con inflazione, caro bollette, recessione incipiente eccetera eccetera.
Ottima scusa per cavalcare il malcontento sociale. Una crisi aperta nel momento peggiore, tra crisi economica, guerra, recrudescenze del Covid, caro-vita e i miliardi del Pnrr da gestire. “Non c’è motivo al mondo per cui Draghi si giochi la sua autorevolezza per stare dietro ai Conte e ai Toninelli, non penso che lui voglia andare avanti”, spiega Alessandro Sallusti, mostrando di comprendere e condividere le ragioni del presidente del Consiglio, stufo di avere a che fare con dei dilettanti del calibro di Danilo Toninelli e Giuseppe Conte, vera banderuola, più che statista.
Per ora si può leggere la certezza di poter evitare che il centrodestra possa governare. Sergio Mattarella, come primo atto prevede la tenuta in vita di questo governo o la formazione di un’altra maggioranza, per quanto l’ipotesi appaia improbabile. Insomma, costi quel che costi, Mattarella non vuole il voto anticipato. Già, perché sondaggi alla mano, il centrodestra avrebbe gioco facile nello strappare la vittoria.
Il giorno decisivo per la crisi sarà mercoledì quando Mario Draghi si presenterà in aula, dopo che Sergio Mattarella ha rifiutato le sue dimissioni. Qualche giorno ancora, insomma, prima dell’epilogo. Qualche giorno in cui magari si vedranno sussulti e tensioni sui mercati.