Crisi di governo e Salvini: “Basta con i teatrini di Cinquestelle, Letta e Di Maio”

“Non se ne può più dei teatrini di Conte, Letta, Di Maio, che mentre milioni di italiani hanno problemi passano il tempo a litigare”. Lo dice in un video postato su Facebook il segretario della Lega, Matteo Salvini. “Parlano di droga, di ddl Zan, ma non di tasse, lavoro, sicurezza e lotta all’immigrazione clandestina”, afferma. “Se volete andare avanti altri mesi a litigare e begare, mentre gli italiani soffrono fatevi da parte e conto che siano gli italiani a scegliere presto dei parlamentari seri, onesti, concreti e per bene”, aggiunge.

Le reazioni all’aut aut di Conte – Salvini ha fatto il punto con i dirigenti della Lega in una riunione domenica pomeriggio. Fonti del partito parlano di sconcerto sempre maggiore, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Giuseppe Conte, con l’ennesimo ultimatum al premier Draghi, e del dem Andrea Marcucci secondo il quale “l’alleanza con M5S è finita”. E proprio l’aut aut di Conte, che esige “risposte chiare”, o il M5s non potrà più “condividere una responsabilità diretta di governo”, avvicina la possibilità delle elezioni anticipate.  Di Maio accusa Conte di aver lanciato una vendetta politica: “Ancora non si dà pace per non essere riuscito a restare a Palazzo Chigi”. Tajani ribadisce: Forza Italia è “favorevole a che il governo continui a lavorare fino al termine della legislatura”, ma senza il M5S.

Domenica mattina i Cinquestelle si sono riuniti nuovamente nell’assemblea congiunta dei parlamentari che era iniziata sabato sera. Il Movimento appare più diviso che mai e fonti presenti all’incontro riferiscono di un gruppo che potrebbe arrivare a 20 tra deputati e senatori che si sono espressi a favore della fiducia al governo Draghi. Nel suo intervento il ministro per il Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha chiesto una tregua tra Conte e Draghi, per non mettere in difficoltà l’esecuzione delle riforme collegate al Pnrr e i progetti collegati, questo per il bene del Paese. Ha fatto inoltre riferimento alle difficoltà che ci sarebbero nel campo progressista in caso di voto anticipato.

Martedì alle ore 21:30 è stato annunciato un incontro congiunto di deputati e senatori del Partito democratico con il segretario nazionale Enrico Letta.

Intanto ha superato quota mille il numero dei primi cittadini che hanno aderito alla lettera aperta per convincere Mario Draghi a restare al governo, lanciata dai sindaci di Firenze, Venezia, Milano, Genova, Bari, Bergamo, Pesaro, Asti, Torino, Ravenna, Roma. “Noi Sindaci – si legge nella lettera -, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo”.

L’appello dei sindaci ha scatenato la dura reazione di Giorgia Meloni. “Mi chiedo se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale vadano avanti imperterriti, condannando questa Nazione all’immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo. E, indipendentemente da chi li ha votati – dice Meloni -, mi chiedo se sia corretto che questi sindaci e governatori usino le Istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito”.

Alle parole di Giorgia Meloni ha replicato il sindaco di Firenze, Dario Nardella. “L’attacco ai sindaci e ai presidenti di Regione, che sono i politici più vicini ai cittadini, dimostra un certo nervosismo e una certa aggressività da parte dell’onorevole deputata Meloni. Mi dispiace che non noti che tra i firmatari ci sono moltissimi esponenti di centrodestra. Forse Fdi spera di lucrare consensi dal caos istituzionale ed economico del Paese, ma dalla cenere si raccoglie solo cenere”.

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