Una veduta di Palazzo Chigi dove è in corso un nuovo vertice di governo sul testo del decreto di Agosto, Roma 6 agosto 2020. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

Crisi di governo tra costi e fragilità

Il nostro Paese nel bel mezzo della pandemia ha dovuto fare  i conti ancora una volta con una rottura. Un copione, purtroppo, decisamente noto per lo Stivale.

“Nei 75 anni di storia repubblicana abbiamo avuto 66 governi e 29 presidenti del Consiglio con i continui cambiamenti che hanno un costo “inquantificabile” per il sistema-Paese.  Ad affrontare il tema è Milena Gabanelli nella rubrica DATAROOM, pubblicata sul Corriere della Sera con una approfondita analisi sulle conseguenze, su più fronti, delle tante crisi che si sono avvicendate negli anni.

Negli ultimi tempi abbiamo imparato – nostro malgrado – con lo spread, considerato l’indicatore principale per misurare il rischio-Paese. I 70 giorni di gestazione per dar vita al primo governo Conte – si legge nell’analisi a firma Gabanelli-Ravizza –  “fanno impennare lo spread di 100 punti, passando da 144 a 241. Il costo per il sistema Paese è stimato in circa 10 miliardi. Mentre lo studio “Populismo, rischio politico ed economia. Una lezione dall’Italia”, pubblicato lo scorso 28 aprile, mostra un aumento dello spread durante il Conte 1 di 120 punti rispetto al periodo settembre 2014 – maggio 2018. Settanta punti base sono ricondotti al rischio politico, che si traducono in aumento del debito pubblico di quasi 5 miliardi di euro.

Per non parlare della “fragilità internazionale”: Negli ultimi 10 anni nelle 87 riunioni del Consiglio europeo che definiscono l’agenda politica dell’Ue, l’Italia partecipa con sei diversi premier. La Francia e la Spagna con tre, la Germania con uno.

C’è poi un altro dato particolarmente interessante:  chi innesca la crisi di solito non fa una bella fine. Ne sanno qualcosa Umberto Bossi, (“dopo aver fatto saltare il governo Berlusconi, alle elezioni del 1996 la Lega riceve più voti – passando dall’8,4 al 10% – ma deve uscire dalla coalizione di centrodestra, dimezzando così i seggi in Parlamento (da 178 a 86)”. Fausto Bertinotti, artefice della crisi del governo Prodi nel ‘98: alle elezioni politiche del 2001 Rifondazione Comunista passa dall’8,5 al 5% e perde i due terzi dei seggi (da 46 a 15).

Per Matteo Renzi c’è il precedente del 2014 quando fa cadere il governo Letta. “Incassa subito diventando il presidente del Consiglio più giovane della storia repubblicana e prende il 40% dei voti alle Europee. Ma nel dicembre 2016 è costretto a dimettersi dopo il fallimento del referendum costituzionale”. Non sembra andare meglio all’atro Matteo Salvini, che fa cadere nell’agosto 2019 il Conte I, secondo i sondaggi perde in un anno quasi 10 punti.

Ancora non è dato sapere quale sarà la sorte politica di Italia Viva, ma alla luce di quanto successo in passaggio, per Renzi sono ammessi scongiuri del caso.

Trenta volte la parola “governo”, neanche una volta la parola “morti”. Nel discorso alla Camera del premier Giuseppe Conte stavolta, come già accaduto nelle frequenti comunicazioni agli italiani nei mesi scorsi, i grandi assenti sono stati gli oltre 80mila scomparsi, in Italia, a causa del Covid. Il premier ha preferito non fare riferimento, tra i tanti presunti successi del suo governo rivendicati in aula.

Ampio ricorso ai termini ‘cittadini’, ‘fiducia’, ‘pandemia’ e ‘parlamento/parlamentari’. Nella tag cloud di Conte, ricavata dal suo discorso articolato in 26 pagine, il nome dell’esecutivo, è risuonato ben 30 volte (‘governo’), superato solo dal verbo ‘abbiamo’ (31), usato il più delle volte per ricordare quanto fatto proprio dal suo governo, nella gestione della ‘pandemia’ (altro termine ricorrente 12 volte). ‘Politica’ invece, ricorre ben 23 volte. Poi troviamo ‘cittadini’ e ‘fiducia’ (12) e ancora responsabilità’ (8). Forte, da un punto di vista dell’utilizzo frequente, anche il ricorso ai termini ‘Parlamento’ e parlamentari’, pronunciati da Conte, 9 e 8 volte, durante la sua comunicazione.

In pratica  le istanze denunciate da Renzi contro il Governo Conte non solo sono comprensibili ma sono anche giuste, visto una procedura di arroganza nelle dinamiche operative del premier, non conscio  che il leader vero è quello che convince, non quello che ordina. La responsabilità è anche di chi vedendo crescere la polemica non avrebbe dovuto lasciare il pallino nelle mani del premier. I due maggiori partiti avrebbero dovuto organizzare un confronto nella maggioranza.

Da segnalare che Conte  in Aula si appellava alle forze ‘responsabili’ contro ‘le logiche sovraniste’ mentre  tre  anni fa difendeva pubblicamente il sovranismo all’Onu? Se lo chiedeva  Giorgia Meloni che in un post su Facebook sbugiarda il presidente del Consiglio. 

La leader di Fratelli d’Italia, poco dopo le dichiarazioni a Montecitorio del premier prima del voto di fiducia, metteva a confronto le dichiarazioni di Conte di tre anni fa con quelle pronunciate nell’aula di Montecitorio.

Il Conte del  18 gennaio 2021, alle prese con la ricerca  di voti per restare in sella, è quello che attacca ad alzo zero ‘derive nazionaliste’ e logiche ‘sovraniste’. I nemici da agitare per tentare di compattare una maggioranza qualsiasi. Nel nome della imprescindibile vocazione europeista.

Il 26 settembre 2016, invece, al cospetto dell’assemblea del Palazzo di Vetro rivendicava la sua ispirazione sovranista contro i detrattori dell’Italia. “A chi ci accusa di essere sovranisti –  scandiva Conte con piglio severo – ricordo che sovranità e popolo sono richiamati nell’articolo 1 della Costituzione. E così interpreto il mio mandato…”. Un Conte double-face. Un Conte buono per ogni stagione.

Se il popolo è in uno stato di necessità, come accade oggi,  ha bisogno di un governo forte. Con un programma lineare e condiviso. Che porti con sé il consenso popolare. La forza in democrazia la dà il popolo.

“Quando una storia volge al termine vale la pena chiarirsi su tutto affinché nulla rimanga in sospeso” dice così al Senato il leader di Italia viva rivolto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

“Questo luogo esige e merita rispetto, la sua valutazione signor presidente rispetto al fatto che questa crisi è incomprensibile, mi impone di guardarla negli occhi e di dirle cosa ha portato tutti noi ad allontanarci dal governo” è l’inizio dell’intervento di Matteo Renzi, parlando verso i banchi del governo.

“Noi pensiamo che il suo non sia il governo più bello del mondo, il governo migliore del mondo. Pensiamo che per la tragedia in corso ci sia bisogno di un governo più forte, ha aggiunto Renzi. Non basta la narrazione del ‘gli altri Paesi ci copiano, siamo un modello. Lei ha avuto paura di salire al Quirinale, signor Presidente, perché ha scelto un arrocco che temo sia dannoso per le istituzione. Non faccia torto alla sua intelligenza, sono mesi che le chiediamo una svolta. La crisi istituzionale non è aperta ma l’Italia vive una crisi sanitaria ed economica”, spiega Renzi sottolineando come l’Italia sia il Paese con il “più alto numero di morti di Covid in rapporto alla popolazione”.

“Sono mesi che chiediamo una svolta, non è vero che siamo stati irresponsabili, siamo stati fin troppo pazienti. Questo è un “kairos”, un momento opportuno, ora o mai più si può fare una discussione. C’è bisogno di dirci le cose in faccia, in modo tranquillo. Non è il momento della crisi? Questo è un momento opportuno, ora o mai più si può fare la discussione. Ora ci giochiamo il futuro, non fra sei mesi. Ora o mai più perché c’è un nuovo presidente degli Stati Uniti.  Ora o mai più perché qualche giorno fa sono stati fatti degli accordi impressionanti in medio Oriente. Ora o mai più perché Merkel e Macron hanno siglato accordi con la Cina mentre noi siamo rimasti a guardare. Ora o mai più perché questo è l’anno del G20 in Italia. Ora o mia più pdr l’economia, abbiamo il 160 per cento di debito e i ragazzi pagheranno il conto più di altri di questa crisi. Ora o mai più per il Mes.  Lei è sempre stato cortese con me, quando ci siamo visti mi ha offerto un incarico agli esteri e io le ho detto gentilmente di no. La politica non è solo distribuzione degli incarichi.  Lei può venire in Parlamento e trovare la maggioranza, vediamo se arriverà a 161. Ci sono stati dei momenti in cui questa maggioranza non è stata trovata. Non serve la lotteria degli scontrini, ma una visione del futuro. Vorremmo parlare di tutti questi temi, a iniziare del turismo. Faccia un passo in avanti: capisco che a lei è mancata la gavetta ed è arrivato come primo incarico alla presidenza del Consiglio e immagina che la politica sia solo l’arte del governo, ma questa arte non è solo distribuire una poltrona. Ha dato l’impressione di avere la preoccupazione di assegnare incarichi, ma pare più preoccupato di piazzare qualcuno al posto giusto: non è in ballo il destino personale di Tizio, Caio e Sempronio, ma il destino del Paese. Ora si accinge alla terza maggioranza diversa. ma ci risparmi di dire che l’agenda Biden è la sua agenda dopo aver detto che l’agenda di Trump era la sua sua agenda. Se va all’assemblea generale dell’Onu e rivendica il sovranismo, non può dirsi antisovranista,  se va alla scuola di Siri e si dice populista, ora non può dirsi antipopulista. Non può cambiare le idee per mantenere la poltrona. Chi è irresponsabile? Chi le chiede di fare politica o chi le chiede di rinunciare ai soldi per la sanità del MES?. Vediamo se arriverà a 161, o volete proseguire con una maggioranza raccogliticcia? mSe volete una chiacchiera astratta sui grandi temi, fatela, se volete dare risposte concrete agli italiani fate presto. Volete andare avanti con una maggioranza raccogliticcia? Bene, andate avanti, mi auguro sia maggioranza, raccogliticcia lo è di sicuro”.

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