Restano aperte almeno tre esiti della crisi. Il primo è quello originario di Matteo Salvini, sempre più condiviso oltre che da Giorgia Meloni anche da Silvio Berlusconi: nessuna maggioranza e voto tra ottobre e inizi novembre. Il secondo è quello del governo di scopo o istituzionale, proposto da Matteo Renzi e rilanciato da Beppe Grillo, non condiviso da Luigi Di Maio, avversato non solo dal centro-destra ma anche da Nicola Zingaretti: si tratterebbe di un esecutivo tecnico, neutro, per fare la manovra d’autunno e qualche altra riforma, una soluzione che allontanerebbe le urne almeno fino a primavera-autunno prossimi e così permetterebbe all’ex numero uno del Nazareno di organizzare il suo nuovo partito.
Circola poi un’altra ipotesi, accordo strutturale di legislatura tra grillini, Pd e quel che resta della sinistra-sinistra, Pietro Grasso e Roberto Speranza. In sostanza, verrebbe fatto nascere un governo politico –con un programma definito che dovrebbe durare tutta la legislatura, con questo Parlamento che arriva a eleggere il nuovo Capo dello Stato.
Zingaretti, numero uno del Pd, mentre ha chiuso all’idea renziana del governo di scopo, ha lasciato la porta aperta a questa via. Una ipotesi che trova consenso in tutto l’attuale gruppo dirigente del Nazareno, con una sponda autorevole, come Enrico Letta, Romano Prodi, Walter Veltroni, fino a Massimo D’Alema. In un assetto di questo genere, potrebbero avere chance di correre per il dopo-Mattarella. Di sicuro nel governo potrebbe entrare anche Giuseppe Conte, al quale però potrebbe essere affidato anche l’incarico di commissario italiano a Bruxelles.
Salvini, che oggi incontrerà Berlusconi a conferma di un centrodestra tornato compatto, prova ad accelerare i tempi della crisi minacciando apertamente il ritiro della delegazione leghista al governo. Una mossa che costringerebbe senza altre alternative Giuseppe Conte ad annunciare le dimissioni martedì della prossima settimana in Aula. “Siamo pronti a tutto – tuona Salvini -, non siamo attaccati alle poltrone, lo vedrete nelle prossime ore”, dice il ministro dell’Interno dopo l’assemblea con i suoi parlamentari. “Mi affido alla saggezza del Presidente della Repubblica – aggiunge -: è evidente che non c’è un’altra maggioranza”.