“Maduro ha perso il controllo del paese e la popolazione sta soffrendo. Ci sono 70 giovani assassinati in una settimana dal faes, le forze speciali di polizia, e 700 persone in carcere, 80 minorenni addirittura bambini”. Sono le drammatiche parole di Juan Guaidó, il presidente dell’Assemblea nazionale autoproclamatosi in Venezuela capo dell’esecutivo, sulla situazione nel Paese, in un’intervista rilasciata al Tg2.
Il capo dell’opposizione che si oppone a Maduro chiede anche l’Italia di scendere in campo a suo supporto e contro l’attuale presidente venezuelano. E le sue sono parole ‘di fuoco’ al no annunciato dal sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, del M5S, che vuole evitare una nuova Libia. “Evidentemente c’è una scarsa conoscenza di ciò che sta accadendo. Invito il sottosegretario agli esteri a informarsi, un’altra Libia qui non è possibile”, afferma Guaidò, rispondendo all’esponente pentastellato. “Invitiamo l’Italia a fare la cosa corretta perché i giorni qui si contano in vite che si perdono”, ha detto Guaidò sottolineando l’importanza del riconoscimento da parte dell’europarlamento.
Ma l’Italia non si espone: sceglie la linea dell’equo distanza tra Maduro e Guaidò e aspetta prima di prendere posizione. “Visto che siamo già stati scottati dalle ingerenze in altri Stati non vogliamo arrivare al punto di riconoscere soggetti che non sono stati votati. Per questo non riconosciamo neppure Maduro e per questo l’Italia continua a perseguire la via diplomatica e di mediazione con tutti gli Stati per arrivare ad un processo che porti a nuove elezioni ma senza ultimatum e senza riconoscere soggetti che non sono stati eletti”, dice il vicepremier Luigi Di Maio, a nome del governo italiano, parlando in Aula alla Camera della situazione venezuelana e confermando le preoccupazioni del M5s di favorire la guerra civile. “Il cambiamento lo decidono i venezuelani: dobbiamo creare i presupposti per favorire nuove elezioni”, ha aggiunto il vicepremier.
Una scelta che non è piaciuta alle opposizioni. Per Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, “l’equidistanza di Di Maio favorisce Maduro”. Ancora più duro il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Francesco Lollobrigida. “Ma Conte è stato eletto? A proposito di non riconoscere soggetti che non sono stati votati, il ministro può ricordarci in quale collegio si è candidato il presidente Conte alle scorse elezioni politiche?”.