Dal 2012 sono in totale 988 in Italia i casi di suicidio per motivazioni economiche, mentre sale a 717 il numero dei tentati suicidi. A rilevarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University che pubblica i dati di 7 anni di attivita’ e indagine sociologica sul fenomeno. E se all’inizio del monitoraggio a essere particolarmente colpita era la categoria degli imprenditori, oggi i dati mostrano come l’incidenza sia cresciuta soprattutto tra i disoccupati: dal 2012 a oggi rappresentano infatti il 41,8% gli imprenditori suicidi e il 40,1% quei disoccupati che, a causa della perdita del lavoro o dell’incapacita’ di reinserirsi nel mercato, hanno scelto di togliersi la vita.
A questi si aggiunge quel 12% circa di coloro che un lavoro l’avevano ma, schiacciati dal peso dell’instabilita’ lavorativa ed economica, hanno visto nel gesto estremo l’unica via di uscita. Proprio l’incremento dei suicidi tra i disoccupati, che nel 2012 erano pari al 31,5% del totale a fronte del 55,1% registrato tra gli imprenditori, pone l’accento su un “problema occupazionale che – sostiene il direttore dell’Osservatorio, Nicola Ferrigni – rappresenta un’emergenza non piu’ procrastinabile e che richiede una decisa riforma del welfare state: ben vengano dunque – aggiunge – interventi legislativi come il reddito di cittadinanza che se da un lato si configura come una misura di sostegno al reddito, dall’altra si propone di rimettere in moto il mercato del lavoro anche attraverso una riforma strutturale e motivazionale dei centri per l’impiego. Una iniezione di fiducia cui ora deve accompagnarsi una ottimizzazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro”.