Crisi Portogallo: quarto sciopero generale, contro tagli e austerity

Il Portogallo, si trova a vivere oggi il quarto sciopero generale. Lo sciopero, indetto dai due grandi sindacati del paese, la Cgtp e la Ugt, manifestano per ribellarsi ai tagli e alle politiche di austerità realizzati negli ultimi due anni dal governo conservatore di Pedro Passos Coelho. Paralizzati i trasporti e la gran parte dei servizi pubblici, inclusi i tribunali, mentre gli ospedali garantiranno solo i servizi di urgenza. I sindacati auspicano un’adesione alla protesta dei lavoratori del settore privato superiore a quella delle ultime astensioni generali dal lavoro. ”Basta politiche di austerità, basta castigare un paese e violentare la gente che vi abita”, ha segnalato in dichiarazioni citate dai media il segretario generale della Ugt, Carlos Silva. Nonostante quattro giornate di sciopero generale, nei due anni in cui governa con la maggioranza assoluta, l’esecutivo del premier Pedro Passos Coelho non ha cambiato la politica di tagli della spesa pubblica, concordata con la troika (Commissione Europea, Fondo monetario Internazionale e Banca centrale europea) in cambio del salvataggio finanziario da 78 miliardi ricevuto. Sforzi e sacrifici dei portoghesi non sono finora serviti a vedere la luce alla fine del tunnel della crisi. Gli interessi sul debito portoghese, i bond a 10 anni, sul mercato secondario continuano in aumento ed hanno superato negli ultimi giorni il 7%. D’altra parte l’Unione Europea, in un rapporto relativo all’ultima visita della Troika, reso pubblico ieri, reclama al governo lusitano di ”accelerare le riforme” incluse nel piano promesso da Passo Coelho per risparmiare 4,7 miliardi di euro in tre anni. Ieri in Parlamento il primo ministro ha ribadito che il governo non ha alternative alla politica di sacrifici e tagli e si è detto convinto che la cosa migliore, per il Paese, è pagare quanto prima e nei termini concordati gli interessi degli aiuti europei, per sgombrare il campo dallo spettro di un secondo salvataggio economico. ”Il paese non sta per scioperi, ma per il lavoro e il rigore”, ha detto Passos Coelho, pur riconoscendo che quello allo sciopero è un diritto inalienabile dei cittadini.

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