Critiche al ministro Cingolani per il piano italiano di contenimento dei consumi di gas

Secondo Assoutenti, “con gli stoccaggi e gli approvvigionamenti di gas attuali le aziende fornitrici non sono in grado di fornire il gas a tutti i propri clienti e riusciranno a coprire il fabbisogno energetico invernale per un periodo non superiore ai 45 giorni, dopo di che sarà il caos, con pesanti razionamenti, case gelate e stop alle attività per industrie e imprese”. In pratica una critica al piano nazionale di contenimento dei consumi del gas firmato dal ministro per bla transizione ecologica, Roberto Cingolani.  Assutenti informa che i depositi di gas coprono il 20% circa del fabbisogno annuale del nostro paese, e attualmente gli stoccaggi si sono fermati all’82,56%,  circa 15 miliardi di metri cubi a disposizione di famiglie e imprese a fronte di consumi di gas che, nella stagione invernale, sfiorano i 400 milioni di metri cubi al giorno.

I mancati acquisti, a cui potrebbe aggiungersi un eventuale stop alle forniture da parte di Mosca, secondo Assoutenti non permetteranno al paese di superare indenne l’inverno, e con le disponibilità attuali già a gennaio l’Italia andrà in default energetico. Il presidente Furio Truzzi ha affermato:

“Il Governo deve dire la verità, rendendo pubblico quanto gas le aziende hanno acquistato e a che prezzo, e dicendo chiaramente qual è la reale situazione del gas in Italia e le misure che intende adottare per far fronte all’emergenza. Il piano energetico di Cingolani appare invece fumoso e inadeguato ad affrontare in sicurezza il prossimo inverno, e non garantisce trasparenza su prezzi e approvvigionamenti a famiglie e imprese. In tutto ciò, nei prossimi giorni le aziende energetiche dovranno comunicare ad Arera le proprie disponibilità di gas, e scopriremo che molte di queste andranno verso il default e non saranno in grado di erogare gas ai propri clienti anche a causa dei prezzi insostenibili dell’energia. Di fronte a tale inquietante quadro, crediamo siano necessarie misure straordinarie di solidarietà energetica volte a ridurre i consumi ed evitare la paralisi del paese, ad esempio si risparmierebbe il 20% del fabbisogno se si posticipasse di 15 giorni il periodo di accensione dei riscaldamenti, anticipandone lo spegnimento sempre di 15 giorni”.

Dubbi sull’efficacia del piano sono stati sollevati anche dagli analisti di Intesa Sanpaolo, che hanno puntato il dito sugli obiettivi, definiti “piuttosto blandi“. Per gli esperti della banca italiana, “la prima serie di misure dovrebbe garantire una riduzione dei consumi fra agosto 2022 e marzo 2023 di 5,3 mld di metri cubi, ma include un contributo di ben 1,8 miliardi derivante dall’aumento della produzione termoelettrica basata su carbone e olio combustibile. Il piano non include risparmio energetico nel settore industriale, riguardo al quale si afferma soltanto che è stato avviato un confronto per determinare il potenziale di riduzione”.

Il Mite ha pubblicato il piano per “realizzare da subito risparmi utili a livello europeo a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia”. Tra le misure previste, una riduzione di 1 grado per il riscaldamento degli edifici, da 17 con più o meno 2 gradi di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, da 19 con più o meno 2 gradi di tolleranza per tutti gli altri edifici. Inoltre “i limiti di esercizio degli impianti termici, sono ridotti di 15 giorni per quanto attiene il periodo di accensione (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e di 1 ora per quanto attiene la durata giornaliera di accensione”. Non è prevista dal documento l’ipotesi di ridurre il riscaldamento negli ospedali e nelle case di ricovero, ovvero le “utenze sensibili”.

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