‘Fare il punto sulle criticità del comparto sanitario significa individuare le priorità e chiedere al Governo soluzioni possibili, che non siano tagli indiscriminati al Servizio sanitario nazionale o limitazioni nelle prescrizioni degli esami diagnostici. Vorrei, però, toccare alcune problematiche che mi sono particolarmente a cuore. In primis, il personale. Con il blocco del turno over, dal 2007 al 2014, abbiamo perso oltre 10mila risorse umane. Un sacrificio che la Sanità non può più sopportare. Bisogna sbloccare le assunzioni. La stabilizzazione dei precari e la mobilità sono misure necessario, ma purtroppo non sufficienti. Il settore ha bisogno di professionalità nuove, di medici giovani, preparati, formati all’estero con e per le tecnologie più avanzate. Abbiamo bisogno della storia e della tradizione, dell’abnegazione e dei valori che i medici italiani hanno insegnato al mondo, ma anche delle competenze nuove, dell’energia e della determinazione dei professionisti che hanno sperimentato strumentazioni e cure all’avanguardia, anche se non ancora trentenni. Se la questione del personale mi sta particolarmente a cuore, non posso non soffermarmi su strutture e strumentazioni. Il vero dramma è l’obsolescenza delle attrezzature. Un esempio per tutti. In Campania ci sono 28 acceleratori lineari per la radioterapia oncologica. Di questi, solo 8 sono di nuova generazione. Il Governo centrale aveva inserito il problema dello svecchiamento nel Patto per la salute, destinando all’innovazione tecnologia parte di quei due miliardi di euro che poi, però, ha deciso di tagliare. E così, Matteo Renzi toglie alle Regioni due miliardi di euro. Questa decisione non è solo assurda, ma vanifica miseramente il sacrificio che la Campania ha fatto nella scorsa legislatura per rimettere i conti in ordine e garantire prestazioni agli utenti. Per questo motivo ho rivolto un appello al presidente Vincenzo De Luca, affinché la Campania non indugi e impugni subito davanti alla Corte Costituzionale la manovra governativa, che violerebbe l’autonomia finanziaria della Regione in materia sanitaria, impedendo all’ente l’esercizio delle proprie competenze in ambito sanitario, senza tener conto dei livelli essenziali di assistenza necessari a garantire un’offerta sanitaria quanto meno dignitosa. Inoltre, la stessa taglierebbe i fondi in modo lineare e indiscriminato, senza tener conto dei costi, dei bisogni, delle peculiarità del sistema sanitario in Campania. Infine, consentitemi un ultimo passaggio sull’intenzione di tagliare 208 prestazioni che significherebbe togliere ai medici la possibilità di diagnosticare in tempi rapidi e ai cittadini la possibilità di curarsi. Ritengo che non si possano operare sforbiciate che ledono il principio stesso della prevenzione, che tanto fa risparmiare al Servizio sanitario nazionale. A ciò, si aggiunga che la stretta sulle prescrizioni incide profondamente sul rapporto tra medici e pazienti, generando frustrazione nei primi e sfiducia nei secondi. L’appropriatezza prescrittiva non può prescindere dal contesto e dall’anamnesi medica. Sarebbero inappropriate le prescrizioni di tac e risonanze magnetiche, le analisi per la ricerca delle glicoproteine, i test di aggregazione piastrinica, le analisi di trombocitemia, quelle per prevenire l’osteoporosi, gli screening allergici e tanti altri. Mi domando allora se vale la pena questo svilimento della figura del medico, ma soprattutto mi domando se i costi in termini di vite umane potranno compensare la ricerca di un equilibrio di cassa assolutamente disumano. Come consigliere regionale della Campania sto lavorando incessantemente alla ricerca di soluzioni, ma c’è bisogno di uno sforzo del Ministero e del Governo per evitare che i conti possano valere più delle persone e dei loro diritti. Mi auguro che questo convegno apri nuovi scenari di collaborazione, perché la buona sanità non deve avere colori politici, ma obiettivi comuni’, osserva in una nota Flora Beneduce.