“Ho presentato un’interrogazione ai ministri della Difesa, della Salute e dell’Economia e Finanze, per sapere quali provvedimenti ritengano opportuno adottare per scongiurare il rischio di smilitarizzazione del Corpo militare della Croce rossa italiana, che è una risorsa per la Nazione, a scapito di personale altamente qualificato e motivato che nel tempo ha dato prestigio e lustro all’Italia, e se si ha intenzione di prendere iniziative atte a far rientrare il personale del Corpo militare della Croce rossa italiana nel comparto sicurezza, difesa, vigili del fuoco e soccorso pubblico in modo da estendervi il trattamento previdenziale riservato al comparto. Il Governo tuteli e non mortifichi i dipendenti, vittime di una privatizzazione che trasformerà la Croce rossa da ente pubblico non economico ad un’associazione di assistenza sociale”. E’ quanto dichiara Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. La Croce rossa italiana, spiega, è oggi interessata da un provvedimento di privatizzazione selvaggia; in particolare, il Governo Monti, con il decreto legislativo n. 178 del 28 settembre 2012, ad avviso dell’interrogante, tradendo lo spirito della delega, che risultava già scaduta nei termini, non si è limitato ad una riorganizzazione funzionale, ma ha disposto un vero e proprio stravolgimento della natura giuridica dell’Associazione italiana della croce rossa (CRI) “Il decreto, sottolinea Cirielli, ha previsto, infatti, la riorganizzazione della CRI e la sua completa privatizzazione; con un colpo di spugna si cancellano storia e tradizioni di uomini e donne che si sono sempre distinti per abnegazione, generosità e professionalità nel soccorrere i più deboli e più bisognosi, nel corso di gravi emergenze o pubbliche calamità, in Italia e all’estero, riscuotendo consensi, plausi e onorificenze nazionali ed internazionali”. L’attuazione del decreto comporterà gravi riflessi soprattutto occupazionali poiché in esso è prevista anche la smilitarizzazione del personale militare del Corpo militare della Croce rossa italiana, che conta circa 1.200 tra effettivi e temporanei, coadiuvati da oltre 20.000 riservisti militari volontari che operano gratuitamente; il decreto legislativo n. 178 del 2012 ha determinato, di fatto, una smobilitazione del Corpo militare Croce rossa italiana, con il conseguente trasferimento del suo personale in servizio attivo in un ruolo ad esaurimento nell’ambito del personale civile della croce rossa italiana; si profila, quindi, una tragedia sociale che non riguarda solo i dipendenti della Croce rossa italiana che sono investiti da una riforma ingiusta e vessatoria nei confronti dei dipendenti, ma soprattutto nei confronti dei cittadini che specialmente in questo difficilissimo periodo di crisi economica si trovano ad essere privati di una serie di servizi essenziali che la società privata non potrà e non sarà in grado di erogare; per istituzioni meritorie come il Corpo militare della Croce rossa non dovrebbe esserci né lo scioglimento, né lo svilimento dei livelli occupazionali; le logiche di contenimento dei costi e di riduzione della spesa pubblica, seppur condivisibili in momenti come questi, non si ottengono con la soppressione dell’attuale croce rossa italiana e l’istituzione di una associazione privata che comunque sarà finanziata con fondi pubblici e sottratta agli attuali controlli ministeriali”. E’ necessario, conclude Cirielli, fermare la svendita di pezzi dello Stato che, nel nome di una necessaria spending review, favorisce manovre scellerate, privando i cittadini di molti servizi indispensabili.