Sono sei i feriti in seguito al crollo di ieri di una campata del viadotto Petrulla lungo la statale 626 che porta a Licata, in provincia di Agrigento. Poteva essere una tragedia ma, nonostante la gravità dell’accaduto, ci sono “soltanto” alcuni feriti. Secondo l’Anas il crollo della campata è dovuto alla rottura delle travi in cemento armato precompresso. Per fortuna il viadotto che è lungo 500 metri e tocca un’altezza massima di 25 metri si è piegato nel tratto iniziale alto quattro metri e ciò ha fatto in modo che la strada si appoggiasse sul terreno non franando completamente e non facendo cadere le macchine nel vuoto. Ma rimane la gravità di un episodio che non può e non si deve verificare. Perché non è possibile nel 2014 sentirsi cadere la strada sotto le ruote e rischiare la vita mentre cammini tranquillamente. Il giorno dopo è tempo di ovvie polemiche con l’Anas che ci tiene a precisare che, durante i recenti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, che tra le altre cose hanno portato alla sostituzione dei giunti di dilatazione, non si era registrato nessun segnale che lasciasse presagire un simile cedimento dal momento che non si sono registrate “deformazioni evidenti”. Ma l’accaduto è grave, gravissimo e tra l’altro si verifica ad un anno dal crollo, sempre nell’agrigentino, del viadotto Verdura, senza dimenticare il crollo del viadotto “Geremia 2” sulla Caltanissetta – Gela di qualche anno fa. E il ministro Lupi spiega che adesso “saranno appurate le responsabilità” di un crollo che, come detto prima, ha fatto registrare sei feriti, tra cui un bambino di dieci anni e una donna all’ottavo mese di gravidanza. Si tratta di Stefania La Leggia, ricoverata a Canicattì nel reparto di ostetricia e ginecologia. Né lei né il nascituro hanno riportato conseguenze mentre il marito Liborio Bongiovanni ha riportato delle ecchimosi. Conseguenze peggiori per i quattro occupanti della Punto che si sono trovati a passare proprio nel momento in cui la campata si piegava su sé stessa. Le sorelle Ponticello, entrambe di Delia, paesino in provincia di Caltanissetta, hanno riportato delle fratture mentre la cugina Maria Catena Graci e il figlio, seduti sul sedile posteriore, hanno riportato solo delle ferite. Alla guida si trovava la minore delle sorelle Ponticello, Eleonora Michela, (adesso ricoverata a Licata) che nel momento in cui la strada si è piegata ha accelerato riuscendo a fermare la macchina oltre la voragine. Oer lei frattura della gamba mentre la sorella Angela (ricoverata a Caltanissetta) ha riportato la frattura dello sterno e delle costole. E proprio lei al quotidiano “La Sicilia” ha raccontato che si stavano recando a mare e che improvvisamente “È stato come se il ponte cominciasse a scivolare verso il basso facendoci sprofondare verso la terra. Non so cosa sia successo, so soltanto che sono qui, su questo letto, viva”.
Sebastiano Borzellino