Crosetto: “Da Macron grave scortesia istituzionale mai accaduta prima al G7”

“Mi sembra che il G7 abbia sancito definitivamente l’indiscussa capacità di leadership internazionale di Giorgia Meloni. Il suo carisma personale è indubbio, come si è capito anche nella risposta a Macron che aveva cercato uno spazio personale per fini elettoralistici al G7. È una scortesia istituzionale grave, mai accaduta al G7. L’avessimo fatta noi italiani, avrebbero subito detto: ecco, i soliti cialtroni. Cosa c’entrano gli interessi elettorali nazionali con il G7? Sia Meloni che Macron sono rappresentanti di due Stati e agire per interesse di parte, in quell’alto consesso, è un comportamento che offende non solo tutti i partecipanti, ma anche il trattato del Quirinale tra Italia e Francia, su cui si basano i nostri rapporti istituzionali”.

In una lunga intervista a la Verità  Guido Crosetto, ministro della Difesa fa il punto sul dopo G7. Si sofferma su vertice di Bruxelles, sulle indiscrezioni che circolano circa la tattica di Giorgia Meloni. E si sofferma sulla politica internazionale: in particolare sul piano Nato di aiuti militari per l’Ucraina da 40 miliardi di cui ha parlato  Stoltenberg, da cui si sfila (“E’ un impegno che l’Italia  non è in grado di rispettare”).

Sulle “grandi manovre” in vista del vertice serale a Bruxelles dove inizierà la trattava sulle nomine, getta acqua gelata sui retroscenisti. Per cambiare rotta, appoggerete un secondo mandato della Von der Leyen ed entrerete nella maggioranza?, gli chiede Federico Novella. Niente decisioni aprioristiche: «A noi ora interessa solo il programma  che riusciremo a scrivere e far approvare. Dovremo mettere insieme una maggioranza in Europa, chi ci sta ci sta, con una nuova agenda», risponde Crosetto. «Vedremo chi si riconosce sul programma. Penso che in questo momento i popolari non abbiano pregiudiziali ideologiche né politiciste. La prima cosa da fare è salvare l’Europa e darle un futuro», taglia corto pragmaticamente Crosetto.

Quindi, il ruolo centrale della premier Meloni. Che oggi si rivela cruciale, “inaggirabile” come ha evidenziato la più autorevole stampa internazionale. «Ci dicevano “pericolosi fascisti” – commenta il ministro della Difesa- Oggi, dopo due anni di governo, talvolta dicono che siamo troppo moderati. Ci dicevano che eravamo guerrafondai in Ucraina: oggi dicono che non diamo abbastanza armi a Kiev. Rinuncio a capire. Nel nostro Paese la verità è secondaria: conta solo il racconto fazioso e di parte, per cercare di strappare un voto in più. Come un Conte qualsiasi».

Tornando sul piano Stoltenberg per l’Ucraina, spiega che immaginare un piano gigantesco come ha fatto Stoltenberg è irrealistico per l’Italia:«Con quelle proporzioni, la quota italiana di contributo ammonterebbe a tre miliardi e mezzo all’anno. E e io metto subito le mani avanti: non si può fare. Preferisco dirlo in anticipo. Non posso prendere impegni che non sono in grado di mantenere». Quindi chiede  «a quelli che siedono al tavolo della Nato chiedo di citofonare alla Commissione europea per cambiare le regole, e poi magari ne riparliamo».

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