Crosetto: basta lagne sullo spoils system

Si chiama spoil system, letteralmente “sistema del bottino”, il modo in cui chi governa un Paese ha il diritto di mettere uomini di sua fiducia nei punti nevralgici del sistema. Lo hanno inventato gli americani addirittura alla metà dell’Ottocento: si accorsero che quando non c’è sintonia tra la classe politica e la classe dirigente le cose non girano come dovrebbero.

Basta con le lagne della sinistra sullo spoils system. Meloni “pigliatutto” è un’espressione che Guido Crosetto contesta. Tutto perché – afferma Crosetto in una intervista al Corriere –  a ruolo di commissario per la ricostruzione post terremoto “non abbiamo confermato l’esponente del Pd Legnini?“.  Cioè,  –  “dopo che il Pd ha stipato di suoi eletti, ex eletti o funzionari tutte le istituzioni della repubblica, noi saremmo obbligati a tenerceli? In pratica qualsiasi cosa decidano gli italiani, al governo dovrebbe rimanere sempre il Pd? Mettiamolo in Costituzione e facciamo prima: articolo 1, “la sovranità appartiene al Pd”.

“Il Governo – afferma ancora Crosetto – ha diritto di lavorare, a norma di legge, con chi ritiene più adatto a raggiungere gli obiettivi che si è dato. E l’Italia nella quale la sinistra fa quello che vuole e gli altri devono fare quello che dice la sinistra è finita. Applicare ciò che la normativa prevede su poche decine di posizioni apicali non significa occupare nulla, ma assumersi la responsabilità di scegliersi i collaboratori”.

“Non c’è e non ci sarà un governo che decide un repulisti a prescindere”, puntualizza il ministro. “Nessuno lo ha mai sostenuto. Nei vari ministeri si valuterà, c’è chi vorrà cambiare e chi no, c’è un ‘intuitus personae‘. E poi, mi spieghi, perché nessuno ha mai criticato gli altri e precedenti governi per aver applicato una legge?”.

“In ogni democrazia compiuta occidentale le nomine vengono fatte un minuto dopo l’insediamento del governo e non tre mesi dopo dando così fiato all’opposizione. Hanno sbagliato la premier Meloni e il ministro dell’Economia Giorgetti a non farle subito”.

“In particolare il titolare del Mef avrebbe dovuto dire immediatamente che andava cambiato il direttore generale del Tesoro e invece si sono tenuti tutti quelli ormai ‘compromessi’ con i regimi precedenti, da Draghi a Conte. E ovviamente questi personaggi si sono arroccati chiedendo aiuto ai loro amici del Pd”.

“Da mesi il centrodestra era pronto a governare e sapeva come hanno mal gestito molte operazioni, da Ita all’ex Ilva passando per Mps, Tim e il disastro di Cdp. È colpa del governo, e in particolare di Meloni e Giorgetti, se si è arrivati a questa situazione, dovevano agire subito non ora. E c’è da dire che questi civil servant non hanno avuto alcun senso di responsabilità di dimettersi dopo la vittoria elettorale del Centrodestra, anzi si sono arroccati con i loro amici del Pd e con la sponda del Quirinale. E ora attaccano il governo con l’accusa di lottizzare. Ma lo stesso governo si doveva muovere subito, non oggi”, conclude Bisignani.

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