Un momento dell'incontro tra governo e sindacati a palazzo Chigi sul taglio del cuneo fiscale, Roma, 17 gennaio 2020. Presenti il premier Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e la viceministra Laura Castelli, la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, ed i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. ANSA/ UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI - FILIPPO ATTILI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Cuneo fiscale, taglio delle tasse sui redditi previsto fino ai 40mila euro

Arriva il primo taglio delle tasse del governo giallorosso, che con i 3 miliardi stanziati in manovra per il 2020 alleggerirà la busta paga per circa 16 milioni di lavoratori. La riduzione del cuneo fiscale, come ha spiegato l’esecutivo ai sindacati incassando il via libera, interesserà i dipendenti con redditi fino a 40mila euro, ampliando di 4,3 milioni la platea del ‘vecchio’ bonus Renzi: per chi guadagna fino a 28mila euro si tratterà di 100 euro al mese a partire da luglio, quando scatteranno le nuove misure. “A dispetto di quanto ha sostenuto una certa propaganda, è la prova che la manovra riduce davvero le tasse” ha detto a Cgil, Cisl e Uil il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, assicurando, come ha sottolineato anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che si tratta di un “primo passo” per arrivare alla riforma dell’Irpef. Che, nelle intenzioni, coinvolgerà tutti i lavoratori, non solo i dipendenti, e anche i pensionati.

Il vecchio bonus Irpef intanto non sparirà ma sarà portato a 100 euro al mese, cioè 20 euro in più dell’attuale beneficio: si tratta quindi di 600 euro nel 2020, quando sarà erogato per 6 mesi, e di 1.200 euro l’anno a regime (il beneficio minimo per i redditi più alti si fermerà invece a 192 euro l’anno, ovvero 16 euro al mese). La cifra piena andrà anche a una piccola nuova platea di circa 750mila lavoratori dipendenti, oggi esclusi dagli 80 euro, che hanno redditi tra i 26.600 e i 28mila euro e che passeranno quindi da zero a 100 euro al mese. Oltre i 28mila euro partirà un meccanismo di ‘decalage’, che ridurrà il beneficio progressivamente fino a 80 euro al mese per chi ha 35mila euro di reddito. Nella fascia tra 35mila e 40mila euro la discesa sarà più netta, passando da 80 euro mensili a zero. Per tutti i nuovi beneficiari, però, lo sconto non dovrebbe arrivare sotto forma di bonus ma come detrazione fiscale, ha spiegato la vice di Gualtieri al Mef, Laura Castelli.

La soluzione “mista”, non piace però a Italia Viva. Matteo Renzi plaude all’ampliamento degli 80 euro ma non manca di ricordare che “per sei anni” gli era stata imputato il “bonus elettorale. Una reazione che irrita i Dem, che ricordano come proprio Iv durante l’iter della manovra ha provato di continuo a ridurre lo stanziamento per il taglio del cuneo a favore di altre misure. Ora deve essere il momento di festeggiare insieme un risultato dell’intera maggioranza, è il messaggio del Pd. I dettagli dell’intervento, comunque saranno presentati in un provvedimento (probabilmente un decreto legge) che potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri già la prossima settimana o comunque, come ha auspicato Gualtieri, entro la fine del mese.

Il ministro, al termine del tavolo a Palazzo Chigi – presenti anche Castelli e la titolare del Lavoro Nunzia Catalfo – ha sottolineato la “convergenza ampia” sia all’interno della maggioranza sia con i sindacati su questo “primo intervento importante a sostengo dei redditi da lavoro dipendente” che darà sostegno “alla crescita”. Lo step successivo sarà la riforma dell’Irpef, che arriverà con una delega da varare entro aprile. L’intervento intanto soddisfa i sindacati: Maurizio Landini parla di “giornata importante” in cui “dopo diversi anni c’è un provvedimento che aumenta il salario netto a una parte dei lavoratori dipendenti”. “Siamo partiti con il piede giusto” dice anche Carmelo Barbagallo, mentre Annamaria Furlan sottolinea il risultato “positivo” anche se “parziale”. Frutto, rivendicano, delle mobilitazioni messe in campo nell’ultimo anno. L’obiettivo dei sindacati resta la riforma complessiva del fisco, che passi per una “vera lotta all’evasione” e che tenga conto anche di incapienti e pensionati.

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