I veri colpevoli del tragico naufragio di Cutro (quasi cento vittime) sono i trafficanti di uomini e gli scafisti che hanno incassato quasi due milioni per il viaggio della morte (due condannati già a venti anni) . Trascinare sul banco degli imputati 6 uomini in divisa è assurdo’. La pensa così Fausto Biloslavo, inviato di guerra e reporter di lunga data, che sul Giornale punta l’indice contro il rinvio a giudizio dei due uomini della guardia costiera e dei 4 finanzieri, accusarti addirittura di naufragio e omicidio colposo.
“Forse non tutto sarà filato per il verso giusto, ma bollarli come presunti assassini con una richiesta di rinvio giudizio è frutto di strabismo giudiziario favorito dal volano mediatico con l’obiettivo politico di colpire il governo”. Il giornalista riassume la vicenda per i più distratti: la barca a vela, riempita di migranti che avevano pagato 9 mila dollari per la traversata, è naufragata per un solo motivo. La virata dello scafista al timone, quando ha visto le luci delle forze dell’ordine sulla spiaggia. Ha virato perché temeva di venire arrestato una volta a terra. La manovra azzardata ha portato la barca su una secca, a 80-100 metri dalla costa, aprendo una falla. Il mare forza 4 ha fatto il resto condannando all’annegamento quasi 100 persone.
Questa la cronaca dei fatti, il resto è sciacallaggio della sinistra. Iniziato subito con il consiglio straordinario dei ministri svolto a Cutro, bollato come “una sceneggiata” dalla coppia Bonelli-Fratoianni. Gli stessi che poi definirono “una marcia per non dimenticare” la visita di Schlein a Cutro. E ancora – ricorda Biloslavo – le assurde accuse rivolte alla premier Meloni e al ministro Salvini ‘colpevoli’ di canticchiare la Canzone di Marinella di De Andrè. La ricostruzione dei fatti della notte del 25 febbraio 2023 prima del naufragio all’alba è presto fatta. Un aereo di Frontex individua per primo la barca a vela a 40 miglia delle nostre coste e lancia l’allarme. Il caso viene subito qualificato come operazione di polizia. Non si sapeva, cioè, che ci fossero a bordo così tanti migranti e si sospettava che il caicco potesse trasportare altro, droga, armi. “Questo significa”, scrive Biloslavo citando una fonte del Giornale, “che non c’è mai stata un’attivazione per evento Sar, di ricerca e soccorso, con tutt’altre procedure. Si tratta di un sinistro marittimo che si è trasformato in naufragio per colpa dello scafista al timone. Incolpare il personale in servizio è assurdo“.
La Guardia costiera informa da Roma il centro di coordinamento regionale di Reggio Calabria. La Guardia di Finanza, già allertata, invia delle unità navali, che non riescono a raggiungere la barca e poi rientrano a causa delle condizioni meteo. Il caicco continua a navigare, nonostante il mare mosso, fin sotto costa. La Guardia costiera ha messo a disposizione le sue motovedette, ma non vengono richieste dai finanzieri. E anche se fossero uscite, raggiungendo il caicco, non ci sarebbe mai stato il trasbordo a causa del mare forza 4. Nessuna “negligenza” come sostiene l’accusa. “Gli inquirenti fanno di tutta l’erba un fascio puntando il dito in maniera indiscriminata contro gli indagati – prosegue Biloslavo – come se fossero responsabili della strage, provocata da un delinquente al timone e dai trafficanti che hanno fatto salpare i migranti dietro lauto compenso. Oltre alla gogna giudiziaria e mediatica i 6 servitori dello Stato dovranno pure pagarsi gli avvocati. Un disastro, di riflesso, su tutto il personale in servizio, che sarà terrorizzato di fare il proprio dovere”. Gli accusati, conclude il giornalista, sono agnelli sacrificali di un tritacarne mediatico, giudiziario e politico.
“Conosco la competenza e la dedizione di tutti gli appartenenti alla Guardia di Finanza e alla Capitaneria di Porto che, quotidianamente, profondono il massimo impegno nella straordinaria opera di salvataggio di vite umane. E nel contrasto ai trafficanti di esseri umani. Per questo, sono certo che nel prosieguo del procedimento giudiziario gli operatori di Crotone dimostreranno la loro estraneità rispetto ad ogni possibile responsabilità relativa al naufragio di Cutro”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi alla notizia dei 6 rinviati a giudizio (2 della capitaneria di Porto e 4 finanzieri) per la strage di Cutro dove all’alba del 26 febbraio 2023 persero la vita 94 migranti. Piantedosi in una nota auspica che “anche per i servitori dello Stato valga il principio costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva”.
Tanti i commenti del governo e della maggioranza all’insegna della solidarietà mentre dal fronte progressista parte la solita strumentalizzazione politica ai limiti dello sciacallaggio. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sottolinea la dedizione degli uomini in divisa. “Grande rispetto per la magistratura, ne difendo operato e l’indipendenza. Allo stesso modo – dice commentando la chiusura delle indagini – difendo con convinzione l’operato di Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto. Sono certo che hanno sempre agito esclusivamente per il bene pubblico come fanno ogni giorno insieme alle altre forze di polizia”.
Maurizio Gasparri è tra i primi a esprimere solidarietà alla Guardia costiera, alla Guardia di Finanza e “a tutto il popolo in divisa” coinvolto nella conclusione delle indagini sul naufragio di Cutro. “Invece di ringraziare e rendere loro onore per l’impegno, la devozione e il sacrificio che ogni giorno dimostrano sul campo, vengono indagati e colpevolizzati. Tutto questo – conclude il senatore forzista – è inaccettabile. Mi stringo a chi assicura sempre la sicurezza dei nostri cittadini e del nostro Paese”.
Anche su questo tema drammatico, la sinistra, con il Pd in prima linea, non resiste alla tentazione di strumentalizzazione. Per Elly Schlein “le vittime di Cutro si potevano evitare se le autorità preposte avessero agito secondo dovere. E ora è la Procura della Repubblica di Crotone a metterlo nero su bianco, chiedendo il rinvio a giudizio dei sei indagati”. Poi spara a zero sul governo. “Stiamo ancora aspettando che il Ministro Piantedosi risponda alla domanda che facciamo dal giorno del naufragio: perché non sono partiti i mezzi di soccorso più adeguati della Guardia costiera? Il Governo tace da allora, ma non ci fermeremo e continueremo a pretendere di sapere la verità”.
“Quanta ipocrisia nelle parole di Giorgetti e Piantedosi”, scrive su X il radicale Riccardo Magi. “I due ministri sanno che sempre più spesso negli ultimi anni è divenuto abituale per le nostre autorità affrontare eventi critici in cui c’è un rischio concreto di vita per decine di persone come fossero operazioni di law enforcement. E questo produce conseguenze tragiche, come nel caso del naufragio di Cutro, proprio perché la macchina dei soccorsi non scatta come dovrebbe. Se non lo sanno è molto grave, vuole dire che parlano a sproposito, se lo sanno e fanno finta di non esserne a conoscenze è ancora più grave”. Alla fine la colpa del sinistro, per la sinistra, la colpa è del governo…