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“Un terzo degli studenti non solo conosce qualcuno che e’ stato vittima di cyberbullismo, ma riferisce di esserlo stato in prima persona nel corso del 2019 e, sempre nel corso dell’anno, quasi un quarto vi ha preso parte in prima persona”. Lo ha detto la ministra per le Politiche giovanili con delega per le politiche antidroga, Fabiana Dadone, in audizione davanti alla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza in merito all’indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani.
“Chi ha partecipato lo ha fatto prevalentemente con i compagni di scuola (15%) e con altri amici (11%). Gli episodi prevalenti – ha spiegato – sono l’invio di insulti in chat di gruppo, di mail offensive o di minacce, nonche’ l’esclusione di qualcuno da gruppi online e l’invio di foto/video a insaputa dei protagonisti su chat di gruppo”. “Dai dati diffusi dall’Osservatorio giovani – ha proseguito – emerge che e’ ancora alto il numero di ragazzi e ragazze che adottano risposte passive ai rischi di Internet, ignorando il problema o sperando si risolva da solo (35%); nel 25% dei casi non parlano con nessuno delle esperienze su Internet che li hanno turbati o fatti sentire a disagio, nel 27% dei casi risolvono il problema chiudendo semplicemente la pagina web o disconnettendosi dalla app. Il 22% di chi ha avuto un’esperienza negativa su interne ha reagito bloccando un contatto sui social network; il 10% ha modificato le proprie impostazioni di privacy in seguito ad un’esperienza negativa. Solo il 2% ha segnalato contenuti o contatti inappropriati ai gestori delle piattaforme. Ma se si decide di rivolgersi a qualcuno, i problemi causati dalla rete si affrontano o con gli amici (47%) o con i genitori (38%)”.
