Nella mostra «Da Cimabue a Morandi», curata da Vittorio Sgarbi, che apre al pubblico sabato 14 febbraio a Palazzo Fava a Bologna, sarà anche esposto un capolavoro di Guido Reni, la cui attribuzione è avvenuta proprio in questi giorni. Si tratta della «Fortuna», proveniente dall’Accademia nazionale di San Luca a Roma, utilizzata come immagine di copertina del catalogo. L’opera fino a ieri, sulla scorta del parere dei due più grandi studiosi del pittore, Denis Mahon e Stephen Pepper, era stata presentata come mano di Giovanni Andrea Sirani con ritocchi di Guido Reni. Nel corso di un intervento conservativo, una radiografia ha messo in evidenza, coperto da una successiva pittura, un borsello di monete nella mano della Fortuna, poi sostituito da una corona. Successivi studi hanno accertato che si tratta del dipinto realizzato da Antonio Giarola nello studio di Guido Reni per monsignor Altoviti, che il maestro bolognese decise di ritoccare per renderlo autografo, nell’intento di fare dispetto all’abate Gavotti, proprietario della prima versione della Fortunaì, che aveva contravvenuto ad alcune indicazioni del pittore.
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